Il nome di Demetrio Albertini, durante la lunga trattativa che ha portato al closing del 14 aprile, è stato spesso e volentieri accostato alla nuova dirigenza, essendo una di quelle figure che avrebbe potuto ricoprire un incarico nell’organigramma del Milan, legando la sua immagine di bandiera rossonera ad un ruolo manageriale. I discorsi relativi ad un suo ingresso in società non si sono però ancora concretizzati. Intervistato da QN, Albertini ha affrontato molti temi d’attualità riguardanti il calcio.
Su Juventus-Barcellona e sul cammino europeo dei bianconeri: “Per me tornare al Camp Nou è come stare in un ambiente familiare. C’era una grande opportunità per il calcio italiano, ci sono gare che segnano la storia di un club e la Juventus ha giocato benissimo contro la più forte, perché il Barcellona è la squadra più forte di tutte come ha dimostrato domenica sera al Bernabeu, altro che ciclo finito. Quando arrivi in semifinale tutte e quattro le squadre hanno caratteristiche diverse, sia in campo che dal punto di vista dell’ambiente. Credo che da evitare fosse l’Atletico, su due partite ha dimostrato di essere insuperabile nelle ultime stagioni“.
Sulla nuova proprietà del Milan: “È andato via il presidente. Sapevamo che qui sono operativi altri manager e dirigenti, e dovranno costruire tutto e guadagnarsi la fiducia. Bisognerà vedere come si muovono, ma ci vuole tempo. E poi si devono considerare strategie e volontà della proprietà. Quello che faranno non lo possono dire oggi, ci saranno dei tempi per poter giudicare o capire dove vuole andare la società“.
Sulle bandiere nella dirigenza del Milan: “L’unica verità è che io non sono mai stato contattato. Il mio percorso professionale da quando ho smesso di fare il calciatore lo conoscete, da dieci anni vado avanti per la mia strada come dirigente. È un anno che esce il mio nome, se la chiamata arriverà bene, ma dipende sempre da cosa chiede la nuova proprietà. Io ho fatto un certo tipo di percorso, Maldini un altro, Ambrosini e Costacurta un altro ancora, giusto per citare tutti i nomi chiamati in causa. Ora serve capire di cosa e di chi Fassone avrà bisogno. Maldini una proposta l’ha avuta e ha già detto di no, evidentemente sulle basi di qualcosa che non lo convinceva“.