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Vi anticipo già che, come da copione, in questa sosta per le nazionali i media non sapranno di cosa parlare e torneranno a tirar fuori il famigerato argomento “closing”. In realtà hanno già ricominciato. Incuranti delle copiose e imbarazzanti figure barbine degli ultimi due anni hanno già ricominciato sulla spinta degli “informatori” che sono sempre meno e sempre meno convinti. Molti “endorsisti” che popolavano certi siti (uno di questi ha provato a infiltrarsi anche su Spazio Milan ma è stato respinto al mittente) stanno battendo in ritirata. Molti giornalisti si stanno tardivamente ponendo il dubbio della serie: “Forse qualcuno ci ha usato per fare passare le notizie di cui aveva bisogno”. Persino l’agenzia di comunicazione ingaggiata ad hoc ha affievolito la spinta mediatica di questa “cinesata”. Ma ci sono molti che resistono ancora indomiti e invincibili nella posizione dei “closinghisti” o “cinesisti”, pronti a bersi qualsiasi idiozia che gli venga somministrata. Più realisti del re. Eppure un noto avvocato aveva avvisato quelli come me che non si fidavano dei cinesi… “non si lasci fregare anche lei”.
Ho sempre scelto la via dell’ironia e del sarcasmo per rappresentare questa impalcatura mediatica che solo un paese come l’Italia e un apparato mediatico come il nostro avrebbe potuto tollerare o addirittura sostenere. Ovviamente a farne le spese è stato l’amore dei milanisti, illusi una volta di più in questi ultimi anni. Mi permetto di dire: la presa in giro più grave, altro che Ibra-Thiago, Stadio Nuovo e altre amenità.
Lungi da me voler fare lo stesso, ma credo che nel medio periodo una possibilità per trovare un reale acquirente ci potrebbe essere davvero. Ovviamente non alle cifre totalmente fuori mercato richieste dai Berlusconi, figlie del valore di 494 milioni al quale era iscritto il Milan nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2015. Ma a cifre molto più contenute, cifre che renderebbero appetibile un club blasonato come il Milan non tanto per un singolo imprenditore quanto per un sistema di fondi di investimento legati al controllo dei cartellini dei giocatori. Per intenderci un modello simile a quello dell’Atletico Madrid o ad altri club legati a fondi tipo quelli di Kia Joorabchian o di Jorge Mendes. O perché no al fondo Doyen che, guarda caso, aveva inciso e non poco nel mercato del Milan dell’estate del 2015. Quella, per intenderci, degli 80 milioni spesi. Gli unici nell’ultimo lustro. Ovviamente questa soluzione dovrebbe trovare un inquadramento regolamentare e istituzionale, poiché a termini di regole Fifa, i fondi non possono ufficialmente possedere cartellini di calciatori o addirittura intere società. A quel punto servirebbe un presidente credibile e minimamente propenso all’investimento iniziale. Poi, per la gestione ordinaria, i conti li farebbe quadrare l’ipotetico fondo. Una figura simbolica, milanista e anche economicamente credibile, potrebbe essere davvero il Renzo Rosso della situazione. Questo eventuale assetto societario è ancora in una fase pre-embrionale, quindi probabilmente è anche molto presto per parlarne. Ma è l’unica ipotesi percorribile per pensare a un reale cambio societario nel medio-lungo periodo. I “sognatori” di una nuova proprietà possono così consolarsi con un’ipotesi per lo meno credibile dopo aver trangugiato tutta la sbobba del peggior ristorante “cinese” (tra molte virgolette…). Temo che però nella prematura eventualità che questo disegno vada in porto rimarranno delusi tutti i tifosi del Milan che da anni non sognano scudetti o Champions, ma la cacciata di Galliani. A proposito si sono accorti che gli 11 in campo sabato scorso contro il Genoa sono costati complessivamente 19 milioni! Metà del solo Gagliardini, eppure siamo a soli due punti dall’Inter…
This post was last modified on 21 Marzo 2017 - 16:50