Intevistato dal Corriere dello Sport, Andrea Pirlo ha parlato anche del Milan e dei suoi trascorsi in rossonero: “Ho fatto dieci anni fantastici, abbiamo vinto Champions, Scudetti, eravamo un gruppo straordinario. Con Allegri c’erano stati dei problemi perché io ero stato infortunato quattro mesi quell’anno. Sono tornato quando la squadra andava bene e per lui era anche difficile cambiare la formazione. Abbiamo vinto il campionato”.
Poi l’addio: “Alla fine di quella stagione io ero in scadenza e dopo 10 anni ho deciso di cambiare. Avevo bisogno di qualcos’altro, di mettermi alla prova. Volevo fare una nuova esperienza ed ho provato la Juventus: ero convinto di essere il numero uno e ci sono andato con forti motivazioni”.
Su Istanbul: “Dopo quella partita ci guardavamo in faccia e dicevamo: cos’altro ti può succedere nel calcio? Una partita già vinta, poi subisci tre gol, ma hai altre occasioni per rivincerla ed alla fine la perdi. Poi, per fortuna, il calcio riesce a ridarti anche altre opportunità. E due anni dopo siamo riusciti a rivincerla, quella Champions, sempre contro il Liverpool”.
Su Inzaghi: “Per me era il massimo, perché era sempre sul filo del fuorigioco. E quindi, appena avevo la possibilità di lanciargli la palla sapevo, anche senza guardarlo, che lui correva in quella direzione. Magari tre o quattro volte andava in fuorigioco, però quella volta che non ci andava faceva gol. Quindi ci trovavamo ad occhi chiusi”.
Su Maldini: “È stato il leader di squadra più autorevole. Striscioni e fischi a fine carriera? È il calcio italiano, purtroppo è così. Come si fa a fischiare una persona come Maldini, un giocatore che ha dato tutto per una squadra? Perché magari non è andato a cena con dei tifosi o perché non ha fatto qualcosa di strano? Paolo è una persona correttissima. Quello che doveva fare lo ha fatto sul campo, lo ha fatto negli spogliatoi. E lo ha fatto, tutta la vita, per una maglia”