La decide l’ultimo della fila. Milan-Genoa è roba da Mati

“Se saprai confrontarti con il trionfo e la sconfitta, tratterai questi due impostori allo stesso modo”. Citazione nobile, impressa lungo il cammino che porta al campo centrale di Wimbledon. Dentro lo Stadium della Juve invece sono riportate più prosaicamente citazioni di campioni e capitan bianconeri, e copie di scudetti non a tutti gradite. Chissà se Mati Fernandez, che quella sera a Torino era rimasto a guardare, ci avrà fatto caso: la rabbia è contagiosa e Mati si è sfogati in differita. Mentre i tifosi della Curva Sud combattevano a suon di cori un nemico sportivo, Mati ha fatto del suo meglio per tenere il Milan avvinghiato a una speranza di Europa minore. Esordisce così la versione odierna de La Gazzetta dello Sport, analizzando il match-winner di serata.

Alla seconda da titolare, la prima a San Siro, il cileno mette la firma su tre punti cruciali, e (forse) seppellisce i veleni di una sconfitta difficile da metabolizzare come quella di Torino. Mati è arrivato per volontà di Montella, portando il Diavolo a litigare col Cagliari pur di averlo. Ma nonostante la fiducia del tecnico, Mati non ha mai raccolto minutaggio degno di essere considerato tale, perdendosi tra infortuni ed inconvenienti. Prima di ieri sera, era indubbiamente l’ultimo della rosa rossonero, per minuti giocati e per scelte delle rotazioni. Poi il cucchiaio a Lamanna.

Un gol che forse, scrive Gazzetta, lo ripaga di tanta attesa, a trent’anni compiuti. Un mattoncino fondamentale per la costruzione di un percorso che porta dritti in Europa. Tutto sotto controllo, il Milan è un cantiere soltanto da qualche anno e pare un’eternità. Mati Fernandez non sa se dovrà affrontare altri successi o altre delusioni, ma non è l’unico. E nel caso può annotarsi la frase di Kipling, come tutti.

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