Sono passati ormai otto giorni da quella maledetta sera dello Juventus Stadium, quel venerdì 10 marzo che per tanti milanisti non sarà mai una data come tante altre. Le moviole infinite, le dichiarazioni a freddo, le accuse, le decisioni del giudice sportivo e le continue voci su closing, slittamenti e caparre che non arrivano. Juventus-Milan non è mai stata una sfida come tutte le altre, ma ora da qualche anno non è più una sfida scudetto. Ci si è giocati una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana, ma il fatto stesso che per il Milan uscire dallo Stadium imbattuto fosse un’impresa, rende l’idea di come siano cambiate le cose in questi anni, soprattutto da quel famoso Milan-Juve del gol non dato a Muntari. Nel frattempo i bianconeri hanno passato il turno in Champions League ed hanno pescato il Barcellona nei quarti di finale. Un grande groppo in gola ci pervade pensando che, proprio nel 2012 durante la volata finale in Serie A contro la Juventus di Conte, eravamo noi quelli a beccare il grande Barça ai quarti.
Pazienza. I tempi sono quelli che sono ed ora il massimo della vita è rappresentato da un piazzamento in Europa League. Obiettivo stagionale dichiarato fin da inizio stagione, obiettivo fallito per tre stagioni consecutive. Vincenzo Montella, insieme ai suoi ragazzi, sta facendo di tutto per evitare il quarto fallimento in altrettante stagioni e, nonostante una rosa corta, giocatori modesti ed infortuni e squalifiche a raffica, sta andando oltre ogni reale prospettiva di inizio stagione. Tutto questo, però, ancora non basta. L’attuale settimo posto, infatti, ci terrebbe ancora fuori da qualsiasi competizione europea e le grandi stagioni di Lazio ed Atalanta al momento renderebbero inutile qualsiasi sforzo fatto fin qui. Cuore e orgoglio, quindi, devono continuare ad essere prerogativa di questa squadra, ma a loro deve aggiungersi la rabbia.
Il sesto posto, al momento l’ultimo utile per raggiungere almeno i preliminari di Europa League, dista soli due punti ed è occupato dall’Atalanta che contro le grandi (Napoli e andata contro la Roma a parte) sembra faticare. Fin qui Gasperini ha fatto più di un miracolo con Papu Gomez e compagni, ma i nerazzurri sono e devono essere alla portata di questo Milan. Tutto vero, ma il Diavolo attuale non è baciato dalla grazia del Dio del calcio (a parte ovviamente Gigio Donnarumma) ed ogni risultato deve guadagnarselo con rabbia e determinazione. La rabbia, appunto. Quella che deve esserci dopo una sconfitta arrivata in quel modo allo Juventus Stadium e quella che i calciatori del Milan hanno dimostrato al termine della gara di venerdì scorso. Donnarumma ha baciato la maglia sotto la curva juventina, Bacca, De Sciglio e Poli hanno inveito contro l’arbitro dimostrando attaccamento alla maglia, alcuni giocatori si sono sfogati negli spogliatoi avversari. Questo non è lo stile Milan, ma almeno ambiente e tifosi hanno ritrovato quello che negli ultimi anni era mancato: l’attaccamento alla maglia, dimostrando una certa compattezza. Il Milan deve ripartire da questo.
Mancano ormai solo dieci partite alla fine della stagione e poi si vedrà che Milan sarà. Quello attuale, però, deve continuare e terminare quello che ha cominciato, anzi deve gettare ancora di più il cuore oltre l’ostacolo. Cuore, orgoglio, determinazione e rabbia. Saranno queste, insieme ad un po’ di fortuna che non guasta mai, le armi che ci permetteranno di tornare in Europa. Il calendario è dalla parte dei rossoneri con Genoa, Pescara, Palermo, Empoli e Crotone, oltre al derby pasquale, nelle prossime sei gare. Il Milan, però, ha già dimostrato di poter soffrire contro tutte se non è concentrato e non lotta su ogni pallone, così come ha dimostrato di poter mettere tutti in difficoltà se lo è. Tappiamoci naso ed orecchie e non guardiamo a nulla, pensando solo al campo (cosa che Montella è riuscito a far fare alla squadra fin dalle prime battute di questa stagione) e all’obiettivo da raggiungere.