La rabbia e la delusione sono ancora cocenti e ripensare a quegli ultimi secondi fatali, a come è arrivata la sconfitta, fa ancora tanto male. A mente fredda, però, si può e si deve analizzare la partita, la prestazione, la voglia e la determinazione della squadra in maniera più obbiettiva e senza sputare troppo veleno per presunti torti arbitrali o rigori dubbi. Il risultato finale dice che il Milan è uscito sconfitto per 2-1 dallo Juventus Stadium, cosa che accade a tutte le compagini italiane dal 23 settembre 2015 tra Campionato e Coppa Italia. Tutte, nessuna esclusa. In mezzo, però, è successo di tutto. Polemiche infinite sull’ultimo episodio della partita, una squadra che non è mai morta ed è riuscita a raddrizzare una situazione che sembrava ampiamente compromessa e che poi lo ha mantenuto con le unghie e con i denti, tra qualche episodio fortunato ed uno strepitoso Gigio Donnarumma.
Partiamo da qui. Le immagini del baby fenomeno rossonero che grida allo scandalo contro l’arbitraggio ed il modo in cui è stato concesso il rigore ai bianconeri, e che bacia la maglia rossonera sotto la curva juventina, hanno già fatto il giro del mondo e rimarranno per tanto tempo impresse nella memoria di tutti i tifosi milanisti. Così come rimarranno impresse le sue prodezze, ieri almeno cinque parate decisive e da assoluto fenomeno, le sue gesta e la sua spaventosa superiorità tecnica e fisica. Gigio impressiona sempre di più e quel bacio alla maglia, oltre alle sue prestazioni, per ogni rossonero vale molto di più di mille chiacchiere e parole. La situazione societaria e il presunto passaggio di proprietà non possono far dormire sonni tranquilli, ma il suo amore per la maglia vale molto di più di una firma su un pezzo di carta.
Poi, c’è la squadra. Allo Juventus Stadium, almeno in Italia (ed è meglio sottolinearlo) perdono tutte, come detto, dal settembre 2015. In alcuni casi, squadre con una rosa migliore e che sono sopra al Milan in classifica, si sono arrese ancor prima che l’arbitro fischiasse la fine del primo tempo. Lazio ed Atalanta non sono durate mezz’ora, la Roma ha preso gol subito e non ha avuto alcuna reazione, il Napoli e l’Inter se la sono giocata un po’ meglio, ma il risultato non è mai stato in discussione. Questo Milan no. Questo Milan non muore mai e, nonostante le assenze pesanti, Suso e Bonaventura su tutti (i due calciatori qualitativamente migliori in rosa), ma anche Abate, Locatelli e Montolivo, riesce a pareggiare la partita e soffre, ma non cade. Donnarumma, come detto, ci tiene in vita, ma al 96′ la partita era sull’1-1 e poi sappiamo tutti quello che è successo. La squadra ha dimostrato ancora una volta di essere viva, di avere cuore, carattere ed orgoglio e di non crollare sotto i colpi di nessuno, nemmeno sotto quelli di una Juventus costruita per vincere tutto.
Se questo gruppo di calciatori, tra lacune tecniche, assenze pesanti e un cambio societario rumoroso e destabilizzante, è diventato una squadra, però, il merito è tutto di Vincenzo Montella. Il tecnico rossonero ha dimostrato ancora una volta che è lui il vero valore aggiunto di questo Milan. Per la prima volta in stagione mette la difesa a tre, cambiando uomini e modulo, soffre il giusto e riesce quasi nel miracolo di uscire imbattuto dallo Stadium. La stagione del Milan, fino a questo momento, è un autentico miracolo. Molti allenatori sono crollati per molto meno, altri hanno alzato bandiera bianca, lui in una situazione peggiore rispetto a molti predecessori, è riuscito a isolare la squadra da tutto il resto e si sta giocando il ritorno in Europa, ha vinto la Supercoppa e ha battuto due volte su quattro la Juventus.
Facile fare i miracoli e le squadre con mercati faraonici e acquisti da copertina, ma provate ad allenare il Milan, questo Milan. Le dichiarazioni del post, infine, certificano la grandezza e lo stile di un uomo che in quel momento avrebbe potuto inveire e parlare soltanto delle decisioni arbitrali, altri lo hanno fatto per molto meno (vero Pioli? Vero De Laurentis?), ed invece lui non cade nelle provocazioni, parla della partita e si rammarica per il risultato finale, della sconfitta e del punto quasi strappato con i denti e sfumato così nel modo più atroce possibile. Applausi Vincenzo, solo applausi.