Le vocali nei nomi di Suso e Sosa sono le stesse comprese in “Europa” (League). Il Milan ci resta aggrappato grazie a loro e scopre, sempre rimanendo sui giochi di parole, che dopo Jesus+Jack funziona anche la “J” di José: uno suggerisce, l’altro inventa praticamente dal nulla. Lo spagnolo non ha saltato nemmeno una partita, 27 su 27 fra campionato (24), Coppa Italia (2) e Supercoppa; al massimo ha iniziato dalla panchina (solo a Genova) o è stato cambiato (in 4 occasioni), briciole.
Una cavalcata ininterrotta che Montella non ha mai fermato per un motivo molto semplice: parliamo di uno dei pochissimi rossoneri in grado di creare cose che in tanti nemmeno immaginano. Sono settimane che è stanco, non tanto una questione di fondo ma di spunto. Quando non si riesce a rifiatare, specie per uomini che strappano decine di volte a giornata, i muscoli non rispondono più come dovrebbero e si perde quella frazione di secondo indispensabile, diventando prevedibili. E in più la fama lo sta ormai accompagnando: da rivelazione a certezza, in un batter d’occhio. Allenatori e avversari hanno cominciato a studiarlo e capirlo, riducendogli gli spazi di manovra, ma la fantasia non conosce gabbie. Suso è passato fra Biglia, Radu e Hoedt, piazzandola nell’angolino con una giocata che, paragona La Gazzetta dello Sport, ha ricordato quelle di Messi.
This post was last modified on 14 Febbraio 2017 - 16:17