Sembra tutto pronto per il passaggio di proprietà del Milan: da Berlusconi alla cordata cinese capitanata dall’uomo d’affari Yonghong Li. Negli scorsi giorni, secondo le indiscrezioni, Fininvest avrebbe ricevuto la lista finale dei nomi, ancora informale, che dovrebbe tuttavia essere confermata nel fine settimana. E i nomi, ancora una volta, mutano rispetto a quelli indicati negli ultimi mesi, a dimostrazione della caratteristica a “porte girevoli” del fondo Ses, Sino Europe Sports. Ebbene, la lista finale, con ogni probabilità, dovrebbe vedere l’ingresso della China Construction Bank (Ccb) e della China Merchants Bank più di un altro soggetto di Hong Kong, probabilmente un asset manager. I soldi arriveranno in Italia come equity, ma resta da capire se nei veicoli off-shore abbiano la forma di finanziamenti. Questi tre nuovi investitori dovrebbero dunque unirsi agli altri soggetti, già dati come sicuri partecipanti alla cordata: cioè il capo-consorzio Yonghong Li, Haixia Capital e Huarong. Non saranno, invece, nel gruppo degli investitori altri gruppi finanziari dati come possibili partecipanti, cioè la Bank of Guangzhou e la China Zheshang Bank.
Questo nuovo riassetto dei partecipanti avrebbe una sua logica, in quanto nel consorzio sono presenti soltanto investitori-finanziatori che parteciperanno all’operazione tramite loro società offshore. Infatti il governo cinese non avrebbe dato il via libera all’operazione e i capitali arriveranno quindi completamente da conti off-shore Cina, quindi Hong Kong o Isole Vergini. La meta finale di investitori e finanziatori sarebbe la quotazione del Milan in qualche Borsa asiatica. L’operazione, tranne sorprese clamorose, sembra quindi ormai verso il closing: tanto che la tabella di marcia prevede per il 3 marzo la riunione ad Arcore con Silvio Berlusconi per le firme, quindi l’assemblea (con Fininvest) dei soci del Milan, quindi un consiglio di amministrazione del club rossonero per le deleghe. Infine il 4 marzo, al mattino, ci sarà la conferenza stampa prevista a Casa Milan. Definiti gli investitori, il piano di conquista del Milan necessiterà ora dell’ultimo passaggio: cioè il trasferimento dei fondi da Hong Kong (dalla Rossoneri Champion) fino all’Italia. Il passaggio potrebbe, dal punto di vista contabile, avere un’ulteriore fermata in Lussemburgo. Il trasferimento di denaro dovrebbe essere completato nei giorni precedenti il closing. Sui conti di Fininvest, dopo i 200 milioni gia incassati, dovranno così arrivare altri 320 milioni per una valutazione complessiva del club rossonero (esclusi i debiti per 220 milioni) di 520 milioni di euro. Ma in questo caso le parti (tramite gli advisor Lazard, Chiomenti, Rothschild, Gianni Origoni Grippo Cappelli e la «law firm» cinese Yingke) avrebbero concordato un pagamento dilazionato, da una parte per rimborsare Fininvest delle spese di questi ultimi mesi di interregno (sui 60-70 milioni) e dall’altra per permettere alla cordata cinese di avere subito cassa fresca per investimenti.
Così Fininvest ai primi di marzo dovrebbe incassare 247 milioni, mentre i restanti 73 milioni (per arrivare al dovuto di 320 milioni per il passaggio di proprietà) verranno pagati all’atto del rifinanziamento del debito (con Goldman Sachs), linee che ammontano a 220 milioni. Tuttavia le parti avrebbero concordato che all’atto del closing ai 247 milioni si aggiungano altri 60-70 milioni di spese di gestione per il Milan sostenute da Fininvest nel periodo della trattativa con i cinesi: quindi il Biscione dovrebbe arrivare a incassare 307-317 milioni all’atto del closing. Da parte sua la cordata cinese dovrebbe giungere alla scadenza del closing con circa 400 milioni (fra equity e loan) in cassa cui si dovrebbero aggiungere altri 100 milioni all’atto del rifinanziamento dei prestiti del Milan. Quindi complessivamente la cordata cinese dovrebbe avere circa 500 milioni spalmati sull’anno. Tenendo conto degli ulteriori 73 milioni da corrispondere a Fininvest al rifinanziamento, la cordata cinese dovrebbe avere a disposizione per gli investimenti circa 110-120 milioni di euro.
Infine c’è il capitolo della governance. Il Cda avrà tre componenti cinesi e tre italiani: già definiti i nomi di Yonghong Li (come presidente) e del braccio destro Han Li. Ci sarà poi un altro professionista cinese. Sempre dal lato Ses ci sarà invece il nuovo Ad Marco Fassone. Si aggiungeranno alla lista dei consiglieri due esponenti (tifosi-milanisti) del mondo finanziario. Sarebbe in corso la selezione da parte di un cacciatore di teste, ma circola anche il nome di Roberto Italia tra i possibili amministratori italiani. Resta da capire se sarà coinvolto pure Fabrizio Viola, che dopo l’offerta iniziale non sarebbe più stato contattato. La verà notizia potrebbe essere invece il rifiuto di Silvio Berlusconi in relazione alla carica di presidente onorario. L’operazione va, quindi, in dirittura finale. Tranne sorprese dell’ultima ora, vedrà uno sconosciuto (anche in Cina) e misterioso uomo d’affari cinese, cioè Yonghong Li, riuscire nell’impresa di raggruppare un parterre importante di investitori-finanziatori per conquistare il club rossonero tramite capitali raccolti tra Hong Kong e paradisi come le Isole Vergini.
Fonte: carlofesta.blog.ilsole24ore.com