Pasalic ha appena cambiato etichetta per la terza volta in stagione. Oggetto misterioso ad agosto, per il tifoso medio, riserva con spazio in autunno, titolare in inverno. E da mercoledì sera è l’uomo del destino. La Supercoppa, con il rigore decisivo segnato a Buffon, aveva già lasciato un segnale, Bologna ha confermato.
Il Milan ha vissuto 3 vittorie cult: se per la prima bisogna ringraziare Locatelli e la sua stella filante all’incrocio dei pali con la Juve in campionato, per il resto il marchio è stato del croato numero 80: Doha e poi il tap-in alle spalle di Da Costa in nove contro undici. Mario, nella notte post-miracolo, ha festeggiato il compleanno su un vagone ferroviario: non sarà il massimo del romanticismo, però rimane una bella immagine di squadra. Deulofeu gli sedeva accanto, ma il regalo gliel’aveva consegnato in anticipo in campo. Eppure, prima della rete, il giocatore aveva giocato una gara negativa, con due errori sottoporta: una sforbiciata quando forse non era necessaria, un “passaggio” al portiere dopo aver controllato male (verso l’esterno) un pacco-dono dello stesso Gerard. Il gol ha sistemato tutto, anzi di più: il popolo rossonero ha ricominciato a chiedersi se non sia possibile tenerlo a fine stagione. Impensabile sbilanciarsi adesso, spiega La Gazzetta dello Sport, anche perché l’operazione regge su un prestito secco con diritto di prelazione ma non di riscatto dal Chelsea.
Nel giorno della sfida dell’Olimpico – a cui dovrebbe proprio prendere parte dall’inizio – sarà passato esattamente un anno dalla sua ultima partita prima dell’arrivo al Milan. In mezzo, dubbi, critiche e problemi alla schiena. Oggi, invece, è un uomo cambiato: in un girone ha ristruttrato carriera, ambizioni e reputazione.