Atteso da una settimana storica, Vincenzo Montella si racconta in esclusiva ai colleghi de Repubblica. Dal closing fino alla musica napoletana, il tecnico rossonero parla senza freni, rilasciando una lunga ed interessante intervista. Queste le sue dichiarazioni, partendo dalla cessione societaria: “Ci penserò se e quando accadrà. Non mi faccio assorbire energie extralavorative. E per ora mi rapporto con la dirigenza attuale, che è ben presente. Un presidente ha diritto di esternare i suoi desideri. La sua è una storia unica e si avverte la responsabilità di vincere attraverso il bel gioco. Si è esagerato, mi sono sempre sentito libero. Il presidente sa dialogare, trasmette il suo pensiero e la sua mentalità. Dà stimoli anche quando la macchina sembra al massimo“.
Cosa risponde a chi le imputa di essere contropiedista? “Luogo comune: giochiamo in tutti i modi. Abbiamo subito il maggior numero di gol a difesa schierata e segniamo spesso rubando palla. La squadra capisce i frangenti. Bisogna soppesare la forza dell’avversario e lo stato dei giocatori. Con la Fiorentina ho messo un difensore in più, per chiudere la profondità: non hanno più tirato in porta“.
Fu cercato dal Milan quando era della Fiorentina? “L’unico “minicasting” risale all‘anno scorso, con autorizzazione scritta della Samp. Chi erano gli esaminatori di quel mini casting? C’erano entrambi (Galliani e Gancikoff), penso supervisionati da Berlusconi“.
Fassone ha intenzione di affidarle ancora la panchina: “Il mestiere è labile, con oscillazioni mediatiche. Devo lavorare e ottenere risultati. Sono felice di allenare il Milan e vorrei rimanere qui a lungo. La squadra è già competitiva. Ha un’anima e una base giovane, che può crescere. Anche con i giusti correttivi, non numerosissimi“.
Basteranno 130 milioni sul mercato? “Si dice che sia più facile sbagliare, con i soldi. Ma non bisogna sbagliare, a prescindere dal budget“.
Tanti italiani in campo, scelta o austerità? “A me piace allenare i giocatori forti. Anche gli stranieri ci danno una bella mano. Certo, la storia dice che un blocco italiano può dare qualcosa in più“.
Il fenomeno è Donnarumma, 18 anni domani, come lei napoletano e figlio di falegname: “Papà lavora ancora, a 84 anni. Donnarumma è un’intuizione di Mihajlovic, io ho solo continuato. Di lui e Locatelli mi sorprende la maturità, in una squadra in costruzione. Uno così lo vuoi tenere. Ha forza contrattuale, anche per l’età. Dipende da lui“.
Ci può parlare della dieta della squadra? “Non vegana, precisiamo: oggi nel menu di Milanello c’è la paillard di vitello. Se si può migliorare bisogna farlo. Credo nel riposo e nell’alimentazione. Un calciatore si può allenare due ore e poi pensare al telefonino. Io no: mi documento, per dare ai ragazzi tutti gli strumenti possibili. Ma i cambiamenti spaventano. Eliminare la credenza sull’aumento della massa muscolare. O a Catania convincere i 30enni che non servivano i 5mila metri“.
La tesi a Coverciano sfatò la preparazione precampionato: “Il lavoro con la palla è allenante. Quanto al famoso serbatoio, se devi rifare il pieno, vuol dire che hai perso benzina“.
Da chi ha imparato di più? “Da Spalletti il campo. Da Ancelotti il modo di allenare“.
Quanto conta la tattica? “Non credo in moduli e modelli vincenti, ma in una base per i concetti, da adeguare ai giocatori“.
Le esclusioni amareggiano anche Bacca: “Non mi ha mai mancato di rispetto. Io soffrii alla Roma: ero nervosissimo. Ma il rimpianto resta il Mondiale 2002: stavo talmente bene che mi sentivo di battere la concorrenza pazzesca. Bacca rimane? Con la società siamo d’accordo, massima fiducia in lui“.
La Cina è una tentazione? “A fine carriera un’esperienza del genere l’avrei fatta, io andai al Fulham. È un’occasione per la famiglia“.
Ha conquistato i milanisti perché non li ha illusi? “Avverto la vicinanza, mi fermano per strada. I tifosi accettano pregi e difetti della squadra, sentono che dà tutto. E hanno visto la Supercoppa“.
‘Una sola cosa rende impossibile il sogno: la paura di fallire‘, l’aforisma è di Coelho: “Mi ci riconosco. Devi essere convinto. Senza mai mentire a te stesso“.