Giuseppe Riso, procuratore di molti calciatori italiani, si racconta nell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport: “Sono arrivato a Milano da Reggio Calabria a quindici anni, per giocare a calcio. Mentre studiavo economia ho fatto il magazziniere, ho lavorato in tipografia, ho venduto porte e finestre, ho fatto il postino e il cameriere. Tutte queste esperienze mi sono servite e in ognuna di queste non è mai mancata l’ambizione“.
Sul rapporto con Galliani: “Ero cameriere a San Siro, c’era l’ordine di non servire da bere durante la gara. Una signora mi chiese un drink ma io dico di no. Questa signora era la segretaria di Galliani. Lorenzo (Tonetti, proprietario di Giannino e gestore del servizio allo stadio), dopo la ramanzina mi portò a cena con loro e da lì nacque il rapporto. Stare accanto a Galliani è come andare all’università, ti insegna sempre qualcosa. Nei momenti difficili mi ha dato i consigli giusti. Quando portai Cristante al Benfica litigammo e non ci siamo parlati per mesi, poi alla fine ha prevalso il rapporto.”
L’operazione Pato-Tevez? “Era tutto fatto, poi nulla. Avrebbe cambiato la storia recente del Milan“.
Su alcuni segreti di mercato: “Galliani aveva scelto Sarri per il Milan, poi l’idea si arenò. Non vi racconterò mai i retroscena di questi affari.”
Su Petagna: “Petagna ha il cuore d’oro. Dopo essere uscito dal Milan ha preso alcune bastonate che l’hanno fatto diventare uomo. E’ un centravanti unico in Europa, ha fisico e tecnica, può fare 20 gol. Anche di Ibra dicevano che non li avrebbe fatti. Una volta, mentre era nelle giovanili del Milan, litigò con una tutor e andò a citofonare all’Inter, corsi a riprenderlo per evitare un incidente diplomatico. Ora chissà se sarà l’Inter a citofonare a lui.”
This post was last modified on 2 Febbraio 2017 - 11:22
