Francesco Acerbi, nel corso dell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, ha risposto a una domanda relativa ai suoi trascorsi rossoneri: “Dopo i video di Weah e le partite in curva da tifoso, il Milan diventò un mio obiettivo un giorno, a Pavia, seduto sul divano davanti alla tv. Inquadrarono la panchina rossonera e la tribuna vip di San Siro e mi dissi che avrei voluto giocare per quella squadra. Due anni dopo ero lì, ricordo l’abbraccio con mia mamma, dopo la firma in via Turati. Ce l’avevo fatta pur non essendo un santo, tant’è che mi avvisarono subito che avrei vissuto a Gallarate. Mi sentivo arrivato e sparai che sarei rimasto al Milan altri dieci anni“.
E ancora: “Con la testa di adesso, avrei potuto farcela, ma vivevo nel mio mondo, fatto di alibi, quattro o cinque chili sovrappeso: mi scivolava addosso tutto, anche le frasi di Allegri e di Galliani, che pure sapeva come parlarmi e non avrebbe voluto mandarmi via. Avevo già perso in partenza. Ma nonostante tutto, il Milan non è un ricordo doloroso. Quando ci ripenso, così come quando feci per l’ultima volta il viale di Milanello, realizzo come non avere sfruttato quell’opportunità sia stato un peccato. Sì, ero ancora acerbo: di cognome e di fatto“.
This post was last modified on 25 Febbraio 2017 - 15:57