Da partenza sicura a permanenza quasi obbligata: Honda, ancora Milan

Lo scorso gennaio fu un mese di rinascita per Honda. Giocò a sorpresa l’ultima gara dell’anno a Frosinone, fece bene e si conquistò la fiducia di Mihajlovic nel girone di ritorno. Fino a quel momento il titolare era stato Cerci che aveva relegato il giapponese in panchina, salvo poi rompere totalmente col mondo Milan e finire in prestito al Genoa.Honda_2 SpazioMilan

Il copione si  è ripetuto quest’anno, con l’insostituibile Suso che, a sorpresa, si è preso sulle spalle il Milan e con giocate da leader lo sta trascinando a traguardi important. Vista la condizione mentale, fisica e tecnica dello spagnolo sembra altamente improbabile che anche questo gennaio sia felice per il numero 10. Montella lo considera la riserva di Suso, ma se fino a qualche settimana fa sembrava più che plausibile una sua partenza, ora una permanenza a Milano è al limite della certezza. Anzi, da quello che filtra da Milanello sembra proprio che Honda resti in rossonero almeno fino a giugno quando gli scadrà il contratto e quando, senza strascichi polemici, scriverà la parola fine alla sua avventura italiana.

Ma per adesso non è in partenza, è sicuramente cedibile se dovessero arrivare offerte interessanti ma non è più così vicino all’addio come si poteva immaginare prima del nuovo anno. Una strategia forse anche dovuta all’incertezza sul mercato della società. Dopo Luiz Adriano, se si dovesse cedere anche Honda e poi non si riuscisse a prendere un nuovo attaccante esterno, ecco che la coperta in avanti diventerebbe cortissima all’improvviso. Un’ipotesi da scongiurare subito per evitare una mancanza di alternative nel momento cruciale della stagione. Tutti uniti, il gruppo visto a Doha ha dato una dimostrazione pazzesca di compattezza e voglia di crescere insieme, un concetto che trasudava fuori dagli occhi e dai volti di chi ha giocato meno. L’occasione per essere utili e decisivi arriverà, anche per Honda che resterà a Milano per cercare di completare un progetto bello e quasi impossibile chiamato Champions League.

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