Intervistato da ‘La Repubblica’ Ruud Gullit ha rilasciato un intervista in occasione dell’uscita del suo libro ‘Guarda la palla’. L’ex campione del Milan ha parlato anche di Diego Armando Maradona, secondo lui superiore a Messi e Ronaldo: “Ci chiedevamo tutti come fermare Maradona. Per me è stato ed è il più grande. In tanti preferiscono Pelé. Ma io Pelé l’ho visto in tv mentre con Maradona ci ho giocato. Se mi dite di Messi e di Cristiano Ronaldo vi rispondo che loro possono dribblare, Diego no, doveva saltare per forza l’avversario, altrimenti gli avrebbero rotto la gamba, infatti Andoni Goikoetxea, il macellaio di Bilbao, gli fratturò la caviglia. Se lo preferisce a Messi e Ronaldo? Sì. Per genialità e generosità. Allora gli attaccanti non erano protetti dal regolamento. L’arbitro fischiava il fallo solo se le gente come me veniva abbattuta. Oggi per fortuna è diverso. Messi e Ronaldo hanno una squadra che lavora per loro, sono l’ultimo meraviglioso pezzo di una catena di montaggio, Maradona era solo, preda degli avversari. Buttarlo giù era una croce al merito. Un’altra cosa che mi piace di Diego è che nessuno dei suoi compagni ne ha mai parlato male. Significa che per loro c’era sempre”.
Una Serie A decisamente rivoluzionata rispetto al suo tempo: “Il benvenuto nel vostro campionato me lo diede Daniel Passarella con una gomitata, seguita da una battuta: benvenuto in Italia. Di recente ci abbiamo riso e scherzato, non è che allora quel gesto mi abbia fatto piacere, ma bisogna stare al gioco, anche quando è duro. Sul razzismo negli stadi devo dire che più che il disprezzo verso i neri mi colpì l’odio che una parte degli italiani aveva verso altri italiani, la divisione tra nord e sud e tra regioni. Non sopportate voi stessi e poi anche i neri. Forse perché io ero alto e atletico in faccia nessuno mi urlava niente, avevano paura. Ora molti giocatori si trasferiscono in Cina? Ai miei tempi l’Italia era il meglio: calcio, stipendi, cibo, vita, arte. Voi mi avete insegnato ad apprezzare il made in Italy e io ve ne sarò sempre grato. In serie A non hai tempo di essere stanco. Io avrò giocato 10 partite senza infortunio, nelle altre o avevo uno stiramento o un’unghia blu, raramente sono stato bene al 100%. Questo significa che Big Data non può essere la Bibbia. Il vero potere è la mente che spinge a fare cose straordinarie anche se i dati dicono che non sei in forma”.
Anche i difensori odierni non sono come quelli di una volta. Per Gullit il migliore è un bianconero: “I difensori attuali guardano troppo la palla invece di tenere l’uomo. L’unico bravo è Chiellini, che non si fa fregare. Quando giocavo io il difensore aveva sempre la mano su di te, ti sentiva, non perdeva mai il contatto”.
Infine una battuta sulle sue mitiche treccine: “È che avevo i capelli come quelli di una pecora. È servito alla mia immagine, ma la personalità non viene da lì”.
This post was last modified on 20 Gennaio 2017 - 13:03