“Gerard è un calciatore spettacolare, però il calcio è molto di più che un paio di giocate a partita. La sua progressione segnerà il suo futuro”. Era il 27 novembre 2012 e il compianto Tito Vilanova, al tempo allenatore del Barcellona, parlava così di Deulofeu. Voleva calmare l’eccessiva e precipitosa euforia della stampa catalana che vedeva nel classe ’94 – che aveva esordito 13 mesi prima con Guardiola, a 17 anni – un nuovo supercrack generato dalla cantera e lanciare un messaggio non proprio subliminale al suo ragazzino d’oro.
Lui stava facendo benissimo nel Barça B e si stava affacciando alla finestra della prima squadra, da maggiorenne e con pennellate di gran classe. Gli avvertimenti di Vilanova non erano casuali e mesi su mesi hanno confermato i dubbi: il ragazzo non è ancora esploso. A fine 2013 incontrò proprio il tecnico chiedendo uno spazio che non gli poteva concedere (nel frattempo era sbarcato un certo Neymar), così chiese di andare via in prestito. Venne accontentato: un anno nell’Everton di Roberto Martinez e il seguente al Siviglia con Emery. Nel 2015 la cessione definitiva ai Toffees per 6 milioni di euro. In Andalusia è stato un disastro, ricorda La Gazzetta dello Sport, il rapporto con l’attuale mister del PSG si compromise rapidamente a causa dell’esuberanza individualista dell’attaccante. In Premier è andata meglio, ma non troppo: se i vari Cazorla, Silva, Fabregas e Mata sono riusciti ad adattarsi e ad imporsi, Deulo no. In campionato parte bene e poi il declino inesorabile, meglio il rapporto con le Nazionali giovanili: secondo agli Europei Under-17, due Europei U-19 vinti, capitano dell’Under-21.
Dopo più nulla: Lopetegi, che lo aveva allenato proprio in U-21, non lo ha più chiamato fino adesso. Con il Milan la trattativa continua ma è praticamente certo che il catalano arriverà. Come successo a Suso, Deulofeu (23 anni a marzo) può trovare nel Diavolo l’ambiente giusto per ripartire.