“E giovane ed italiano sia“. Devono averla pensata più o meno così, in fase di scouting sul mercato, i dirigenti rossoneri al fine di individuare il prossimo rinforzo invernale. L’era dei colpi sensazionali, anche a gennaio, pare lontana decenni in via Aldo Rossi, segnata ordunque dall’avanzare dei tempi e depotenziata dalle note vicende di cessione societaria. Gli strascichi del passaggio di consegne stanno obbligando il Milan all’ennesima sessione di trattative in doppia gestione e low cost: spazio dunque alle idee, più facili da reperire rispetto ai fondi per potenziare la rosa. Nei piani alti di Casa Milan, ecco farsi spazio la candidatura di Riccardo Orsolini, facendo di necessità una virtù.
Dopo anni di esterofilia ed ostracismo nei confronti del made in Italy, il Diavolo torna a pescare dal grande bacino della Serie B, madre di Campioni del Mondo e palestra valida per giocatori dalla carriera illustre. Più per mancate risorse (che permetterebbero lo sbarco di nomi risonanti) che per effettive folgorazioni sportive, i rossoneri si gettano sul classe ’97 più corteggiato della cadetteria. Ma ora poco importa come il Diavolo sia arrivato sul ragazzo, ciò che conta è la prossima mossa: fiches contate e ben presenti sul tavolo, Milan pronto ad andare all-in. 3 milioni (o una cifra molto vicina) ed estrema felicità di tutte le parti in causa: società meneghina, Ascoli Picchio e ragazzo. Valigie zeppe di sogni e grande salto da compiere senza paura. Recentemente, dove avevamo visto una storia simile? Riavvolgiamo il nastro al 24 giugno, quando per la cifra di 9 milioni di euro il Diavolo strappò alla concorrenza Gianluca Lapadula. Inutili le offensive di Juventus, Napoli, Genoa e Sassuolo, il Milan siglò lo sposalizio con Sir Williams, innamorandosi della sua rabbia agonistica, fame sportiva e sete di risultati. Tutto nel segno della sacra numero 9, vestita magari con meno grazia degli illustri predecessori, ma certamente indossata con orgoglio e senso di appartenenza.
Oggi come allora, i rossoneri tornano forti ad investire nel secondo torneo tricolore, scegliendo Orsolini. Certamente diverso da Gianluca, ma con stesse concorrenti (Juventus e Napoli stanno tentando offerte in extremis proprio in queste ore) e destino: dai campi di provincia del BelPaese alle tribune dal palato fine di San Siro. I numeri di Riccardo, d’altronde, non potevano non essere notati ancora a lungo: nella sua prima stagione da “grande”, nel 15/16, il nativo di Ascoli Piceno ha dovuto utilizzare il pallottoliere pur di non perdere il conto, con 22 reti e 10 assist in 35 presenze tra Primavera, Tim Cup Primavera, Torneo di Viareggio e Serie B; immediato il salto nei professionisti, e se oggi l’Ascoli ha ancora chance di salvezza, il merito va attribuito alla talentuosa ala diciannovenne, capace di infilare 20 presenze su 20, impreziosite da 4 marcature e altrettanti passaggi vincenti. Mancino naturale, dotato di una buona tecnica nello stretto ed uno scatto da migliorare, Riccardo sa interpretare tutti i ruoli del versante offensivo, prediligendo la posizione di ala destra nel tridente. Un “progetto Suso-bis“, per caratteristiche e costi d’operazione, da costruire in casa con pazienza, attenzione ai particolari e capacità gestionali. Unico neo difficilmente correggibile? La fede calcistica… Ma su quella si potrà chiudere un occhio.