Bisogna accontentarsi del baby spettacolo, dei tanti talenti in campo cresciuti con le stesse maglie addosso (11 i prodotti in totale, compresi quelli in panchina), perché gol non ce ne sono stati, grandi giocate poche anche se un andazzo brillante e buone idee si sono viste come sempre. Milan e Atalanta non si fanno male e non danno lo strappo alla classifica, ma il più deluso è il Milan: potrebbe non chiudere l’anno al terzo posto, pressato dai possibili sorpassi di Napoli e Lazio. Poco male, scrive La Gazzetta dello Sport, in quanto l’avvenire sorride lo stesso grazie al lavoro sui giovani e alle loro risposte. Va bene così, al tempo dei cinesi.
La manovra rossonera, efficace e generosa, non è stata supportata dalle occasioni, nonostante il clamoroso palo di Antonelli; e poi ci sono stati due salvataggi – non proprio miracolosi – di Caldara e Conti vicino alla linea di porta. Ecco il difetto: il Diavolo, fra le squadre che stanno in alto, è quella che fa più fatica a segnare. Ma i nerazzurri sono avversario tosto in difesa, che sa picchiare (28 falli) e ben organizzato. Il primo round l’ha vinto Montella: bene lo sprint iniziale, merito soprattutto di Bonaventura recuperato e della scelta di Antonelli, magari meno attento di De Sciglio in fase di ripiego ma ha la mente più lucida quando parte all’avventura. La forza di Abate, l’attenzione di Paletta e un sontuoso Romagnoli non concedevano nulla a Petagna e al Papu Gomez, però i bergamaschi si sono fatti comunque valere senza rischiare granché; eccetto quell’incursione, fermata solo dal legno, a ridosso dell’intervallo. La musica è cambiata nella ripresa, quando il Milan ha preso decisamente il pallino del gioco in mano mentre l’Atalanta calava fisicamente – soprattutto a centrocampo – e perdeva Masiello.
This post was last modified on 18 Dicembre 2016 - 14:45