Il mercato di gennaio del Milan, mai troppo in salute, in queste ore sta decisamente male. Di più, rischia di ridursi a nulla, schiacciato da burocrazia cinese, rinvii in carta bollata, veti incrociati da Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il punto è che di recente il closing ha invaso la sessione di “riparazione”. Prima lo schema era lineare: il 13 dicembre il cambio di proprietà e il nuovo management, con Fassone e Mirabelli al comando e molto attenti ai rinforzi dall’estero. Adesso, invece, il probabile rinvio rende tutto più problematico perché o Sino-Europe, a metà del prossimo mese, deciderà di accelerare al massimo per spendere e fare operazioni – scenario surreale e da escludere – oppure il rischio concreto è un blocco degli affari.
Nelle settimane di co-gestione, la procedura si conosce già chiaramente: Galliani e Fassone, in rappresentanza delle due società, devono concordare ogni mossa. Tale e quale alla scorsa estate. Lo storico AD rimarrà l’uomo di riferimento, ma sostanzialmente può acquistare solo dopo l’assenso dell’ex Inter. Eccolo il problema: non sarà mai semplice governare con teste e idee diverse. Berlusconi ha appena ribadito la volontà di percorrere una via giovane e italiana, mentre i cinesi starebbero lavorando su nomi d’esperienza soprattutto fuori dalla Serie A. Fabregas è l’obiettivo di nome: riserva del Chelsea (solo 87’ in campo in questa Premier) con un ingaggio pesante, che però – scrive La Gazzetta dello Sport – Yonghong Li sarebbe disposto a pagare. Il consorzio in arrivo in via Aldo Rossi, poi, si è mosso per Rudy dell’Hoffenheim e Keita della Lazio, anche se in maniera superficiale. Senza un closing rapido, impensabile portarli a San Siro.
This post was last modified on 1 Dicembre 2016 - 14:26