Se dopo Milan-Sassuolo gli occhi rossi di Locatelli erano di commozione, adesso potrebbero esserlo di stanchezza. Un po’ lo sono già e l’età non inganni: a 18 anni la stanchezza trova terreno fertile anche, o forse soprattutto a livello psicologico. Ad esempio il fatto di ritrovarsi con il Diavolo sulle spalle dall’oggi al domani. Intanto, lunedì, rincontrerà la Roma e sarà un cerchio che si chiude e che lo riporterà indietro di sette mesi: 14 maggio, esordio da titolare in Serie A (la prima apparizione in assoluto fu col Carpi). Brocchi lo piazzò davanti alla difesa ma l’esperimento, va detto, non andò bene. Anzi, male: i rossoneri persero senza storia 3-1 – certificando l’addio all’Europa League – e Manuel venne sovrastato dal disastro generale. Però quello che contava era aver superato una porta da cui non sarebbe più uscito.
L’importante è stato non pigiare subito sull’acceleratore, rischio evitato grazie a Montella che, come Mihajlovic e Brocchi, possiede una buona sensibilità nel maneggiare i giovani. L’allenatore, ricorda La Gazzetta dello Sport, rimase affascinato fin dalle prime settimane di lavoro e diede qualche indizio prima ancora che Montolivo subì il grave infortunio. Un approccio graduale: 4 ingressi a gara in corso, l’ultimo decisivo quando segnò un gol da favola (il 3-3, poi finì 4-3 a San Siro) al Sassuolo. Da lì in poi gli si è spalancato il campo e si è preso le chiavi della squadra, diventando imprescindibile anche perché in rosa non c’era – e non c’è – nessuno con caratteristiche adeguate per giocare davanti alla difesa; è stato provato Sosa, ma non ha funzionato.
This post was last modified on 9 Dicembre 2016 - 16:11