Nella giornata dei proseliti a Lapadula, della celebrazione del secondo posto e della rivalutazione del mercato estivo (gol di Gianluca, Pasalic e via discorrendo), resta un pizzico di amaro in bocca riguardando la sfida contro il Crotone. A caldo, è normale che le prime impressioni vadano sul risultato positivo, sull’ennesimo urlo di gioia del numero 9, dei 32 punti in graduatoria; ma a mente fredda, e con il passare delle ore, il cervello e l’obiettività portano ad analizzare e valutare situazioni e profili non menzionati nell’immediato post partita. Ci stiamo riferendo a M’Baye Niang, seppellito dai fischi di San Siro al momento dell’uscita.
Ha provato tante cose, non ne sono funzionate altrettante. Noi dagli spalti così come chiunque in tv, ha potuto constatare quanto fosse visivamente brutta la sua prestazione. Non servono numeri per analizzarla, non servono lente d’ingrandimento o raggi x per scannerizzare i minuti del francese sul campo del Meazza. Nel corso della prima frazione, Rosi ne ha controllato con attenzione sgroppate ed accelerazioni, prendendone le misure e cancellandolo sistematicamente dalla fascia sinistra. Stizzito da se stesso e dalla gara no, le giocate sbagliate in ripetizione non hanno fatto altro che peggiorare la situazione mentale, spostando pericolosamente il contagiri sulla zona di pericolo, il nervosismo evidente. Poi il momento, con la m maiuscola, del pomeriggio negativo del transalpino. Rigore fischiato ai rossoneri, mezzo bisticcio con Lapadula, solita rincorsa di balotelliana memoria e, così come il suo amico Mario, il Milan che torna a sbagliare un penalty sotto la Sud: Balotelli contro il Frosinone, ieri Niang contro il Crotone. Entrambi contro una piccola, entrambi contro un portiere che ha saputo esaltarsi, vincendo la sfida psicologica con il dirimpettaio.
Il volo di Cordaz seguito dai fischi, tanti fischi, come mai in stagione. L’uscita di scena sotto le critiche dei propri tifosi, abituati dallo stesso talento classe ’94 a ben altre prestazioni. Non ha funzionato nulla, ma una gara sbagliata in un percorso di crescita può capitare. Toccato il fondo, ora M’baye deve rialzarsi in fretta, riportando il sereno in questo momento di difficoltà vera. Sì perchè più che l’uscita sportiva, il rossonero non ha sopportato l’aspetto mentale e comportamentale: sbagliato fin dall’approccio, quasi menefreghista, a tratti presuntuoso, approssimativo, poco convinto in generale. Un passo falso nella scoperta del nuovo Niang, un giocatore amato e ben ricevuto dell’universo del Diavolo. Si parlava di leadership, di faro tecnico e carismatico. Ieri tutto ciò non si è visto, ma il calcio fornisce sempre l’opportunità di rialzarsi. M’baye Niang è stato, resta e resterà cruciale per il Milan di Montella, un’ala tutta forza, sprint e dinamismo fondamentale per gli sviluppi delle trame ideate dal condottiero campano. Male contro il Pescara, out contro il Palermo, in panchina ad Empoli e fischiato dai propi supporter contro il Crotone. Fondamentale questa settimana, nella quiete e nell’entusiasmo di Milanello, per correggere lo status psichico e tornare a brillare. Contro la Roma, nel match di elezione all’anti-Juventus, servirà la migliore versione possibile di Niang. Un rigore sbagliato dal quale ripartire, fischi dai quali ricavare forza e convinzione. Rialzando la cresta, più forti del momento negativo.
This post was last modified on 5 Dicembre 2016 - 19:09