“Come è possibile che il miglior giocatore giovanile del mondo non sappia come collocarsi in campo? – Respiro profondo per contenere la rabbia – Emili, ascoltami bene, non possiamo fallire con questo cavallo di razza“. Il virgolettato, umilmente proposto, è stato estrapolato da una discussione tra Pep Guardiola, tecnico del Barcellona nel 2011, ed Emili Ricart, personale assistente del mister. Come facilmente intuibile, i due stanno parlando di Gerard Deulofeu, esterno offensivo ad un passo dal Milan. La litigata, al termine del primo allenamento “con i grandi” del ragazzo, coinvolge tutto lo staff tecnico blaugrana, tanto che el “jefe” prende il telefono e chiama Óscar García: “Sicuro della relazione che ci hai mandato su di lui, vero?“. Dall’altra parte della cornetta non c’è uno qualunque, bensì il tecnico della squadra giovanile dei catalani. La replica è da immortalare: “Ha un talento capace di rubare l’attenzione. Di tutti. Anche dei ciechi“.
Entrato in cantera nel 2003, “Deulo” è da sempre un bambino particolare. Sia in campo che fuori. Il furore agonistico ed il talento che mostra nel rettangolo verde fanno da contraltare agli atteggiamenti poco consoni (addolciamola così) al codice comportamentale del settore giovanile catalano. A 14 anni il club non ne può più, e decide che al ragazzo vada messo un freno: va bene il talento, vanno bene le tonnellate di palloni rifilati in fondo al sacco, ma così no. La goccia che fa traboccare il vaso è una mancanza di rispetto del piccolo Geri verso la sua stessa famiglia. Albert Benaiges, ex coordinatore dell’attività di base, mostra tolleranza zero: passaggio alla seconda squadra, impossibilità nel ricevere chiamate dalla nazionale, niente accordo con la Nike, allenamento quotidiano con i bambini di 9 anni e, chicca finale, il compito di portare la sacca dei palloni ad ogni sessione di lavoro. Il classe ’94 capisce, assorbe, cresce e cambia, diventando il classico bravo ragazzo, il profilo che ogni genitore vorrebbe al fianco della propria figlia. La condotta cambia, il talento rimane cristallino. Come pochi in circolazione.
Non lasciatevi ingannare dai pochi gol segnati con i club (solo 38 in 176 presenze con Barcellona B, Barcellona, Siviglia ed Everton), Gerard vede bene la porta, eccome se la vede. A 22 anni, il nativo di Ruidarenes è il primatista per presenze (32) e marcature (16) con l’U21 spagnola, della quale è capitano. Un ragazzo bianco con un corpo da atleta di colore, profilo da scattista olimpico. 179 centimetri per 70 chilogrammi ed una sinistra capacità di accelerare in un amen. Non ha mezzi tecnici sensazionali, diciamo che da Neymar ed Iniesta ha imparato poco in tema di fantasia, ma salta l’uomo con efficacia, sfruttando a pieno i mezzi che Madre Natura gli ha gentilmente donato. Destro naturale, fa dei tagli al centro dell’area la sua arma prediletta, con una freddezza non indifferente per un esterno. Nel fantasioso tridente montelliano. Deulofeu potrebbe fornire un’alternativa di alto livello per entrambe le fasce, senza tanti problemi tra destra e sinistra. Scherzo del destino, tornerebbe in spogliatoio con Bacca (compagni nella trionfale cavalcata dell’Europa League nel 14/15) e Suso: i due iberici, amici da una vita, hanno condiviso l’intera trafila nelle selezioni della Roja, vivendo insieme anche le gioie dell’oro agli Europei U19 del 2012. Due spagnoli per un ruolo, Montella intrigato dal talento catalano. Dubbi su Deulofeu? Chiedete a tale David Villa, massimo estimatore del ragazzo, risponderà lui alle vostre domande…