A gennaio 2014 prorompeva tra i top-trend l’arrivo in Italia e al Milan di Keisuke Honda. Il giapponese venne presentato in pompa magna, come tutti ricordano, durante una conferenza stampa seria, galante e spropositata. Un logo tutto suo, i colori rossoneri misti all’oro, il suo profilo nello zero di quel numero 10 che porta sulle spalle.
A due anni di distanza ci possiamo tranquillamente dire che quello che sembrava l’arrivo di un giocatore di buon livello, ma non di certo un top-player, esageratamente spinto dalla società come acquistone, era effettivamente una sproporzione. Honda ha, sì, mostrato ottima tecnica in diverse circostanze e una dedizione al lavoro non comune nel gruppo, tuttavia l’inconsistenza tattica e l’eccessiva lentezza l’hanno fatto scivolare ai margini della squadra, specialmente ora che al suo posto sta giocando un Suso in grande spolvero. Come successe l’anno scorso, con l’arrivo di gennaio, arrivano anche i primi mugugni e il mercato potrebbe avere il suo da dire col giapponese. Genoa, però, non è stata una bella vetrina né per lui, né per la società.
Se si conta, poi, che l’unico motivo della permanenza nell’ultimo anno solare di Honda al Milan è stato il valore commerciale che aveva in oriente per il brand, ora con l’arrivo dei cinesi, al di là delle dispute culturali talvolta stereotipate tra Cina e Giappone, potrebbe perdere di senso l’x-factor che teneva in piedi l’esterno mancino del sol levante. L’onda lunga del marketing sembra stia ritirando, e Honda da tsunami si scioglie in leggera spuma di mare, vittima della risacca e in cerca di altri lidi.