Da oggetto misterioso a leader difensivo. Questo il riassunto della stagione vissuta da Gabriel Paletta, autentico protagonista della cavalcata rossonera. Al termine dell’allenamento odierno, il centrale italoargentino sarà protagonista a Milan Tv, il canale ufficiale rossonero, in un’ora tutta dedicata al numero 29. L’ex Parma risponderà alle domande dei colleghi e non solo, anche i tifosi potranno interagire con il loro campione! Non perdetevi nulla, nemmeno una dichiarazione grazie alla nostra diretta testuale! Tutto live, tutto su SpazioMilan.it!
LE DICHIARAZIONI IN DIRETTA
20.10 – Termina qui la puntata, il saluto di Paletta: “Continuate a seguirci, noi cercheremo di dare sempre il massimo“.
– Il soprannome “Palettone”: “Ormai tutti mi chiamano così. Dopo il Sassuolo poi, ero contentissimo. Avevamo subito due gol, ma la squadra stava comunque bene. Abbiamo avuto la forza di reagire ed era importante la vittoria. Quella settimane fu speciale anche sul piano personale“.
– La concentrazione della squadra per Crotone: “L’unica cosa è l’orario, stiamo sempre provando a mangiare presto infatti. Ma per il resto tutto bene, ci siamo sempre allenati bene. Non guardiamo tabelle o classifica, guardiamo partita per partita“.
– Il rapporto con gli arbitri: “Mio fratello arbitra in Argentina. Il problema degli arbitri è che prendono sempre insulti. Il mio rapporto con loro è buono, perchè 22 giocatori rompono le scatole. Sono avvantaggiato perchè mi hermano mi dice sempre le regole nuove. L’espulsione di Genova? Dal vivo sembrava più brutta, ho fatto l’errore di non prendere la palla“.
– L’errore sul pareggio dell’Inter: “Avendolo rivisto, due erano soli. Bastava un pizzico di attenzione in più, ma c’era tantissima confusione. C’era anche il portiere. Quei due punti in più potevano dire tanto per noi“.
– Le origini italiane: “I miei bisnonni sono di un paesino vicino a Crotone. Spero domenica di essere profeta in patria (ride, ndr)“.
– Sulla rotazione dei difensori centrali: “Quello che subentra può far bene. Questo è importante. In ogni allenamento e partita vogliamo dimostrare che vogliamo giocare. Poi il mister fa sempre le scelte migliori per ogni avversario“.
– Sui confronti con le punte sudamericane: “Ci salutiamo prima ma poi finisce lì. In partita non ci diciamo nulla e io non ho amici nel campo“.
– La grande stagione dell’Atalanta: “Hanno incominciato così così. Avevano cambiato tecnico, ma i ragazzi mi avevano già detto di trovarsi bene con Gasperini. Hanno tanti giovani e possono solo crescere. La tifoseria, ricordo anche dallo scorso anno, è calda, ricordo che ci accolsero da una vittoria da Roma. Sono rimasto legato con alcuni compagni. Quando ho qualche giorno libero li vado a trovare“.
– Sulle preferenze d’abito di Lapadula: “Lui è un malato per l’Adidas, fa sempre degli ordini incredibili. Si veste sempre così (ride, ndr)“.
– Le preferenze di Zapata: “Credo che il suo colore preferito sia il nero, ma l’ho detto assolutamente a caso (ride, ndr)“.
– Sulla musica scelta da Vangioni: “Mette sempre lui le canzoni e durano una vita, noi le sopportiamo e ridiamo un po’ (ride, ndr)”.
– Nuovamente sulla costruzione del gioco dalla difesa: “Dà maggiori responsabilità, anche se il nostro compito è sempre difendere“.
– La replica del centrale: “Non posso che ringraziarlo nuovamente perchè quando sono arrivato, lui è stato il primo a darmi una mano seria. Mi ha insegnato a parlare italiano, voleva che imparassi subito la lingua. Mi diceva di andare in camera sua ogni sera, mi aveva preparato dei fogli con delle frasi che mi sarebbero dovute servire. Io sto facendo adesso la stessa cosa con Vangioni e Gustavo, gli ho dato una fotocopia di quello che mi aveva scritto Hernán. Eravamo solo noi due sudamericani in quel Parma, e non lo dimenticherò mai ciò che ha fatto per me“.
– Interviene Hernán Crespo: “Sono contento. Sono felice innanzitutto che lui sia al Milan, perchè è un professionista serio. Ha dato tutto per raggiungere questo traguardo. Non è semplice essere il titolare di questa grande squadra. Il mio rapporto con il Milan? Sono passati un po’ di anni ma per me nulla è cambiato. Aver vestito quella maglia è solo motivo di onore, ma purtroppo tutti sappiamo com’è andata. Breve ma intensa. Dico a Gabriel di tenersi stretta quella maglia“.
– Il rispetto dei compagni: “Non amo sorridere ma ho uno splendido rapporto con tutti, anche con i brasiliani (ride, ndr)”.
– Le stagioni al Parma: “Lucarelli mi ha fatto diventare il calciatore che sono oggi. Sopratutto i primi mesi, perchè l’Italia è molto diversa dall’Argentina. Continuava a farmi notare i miei errori e mi è servito moltissimo“.
– L’esperienza al Liverpool: “Ero giovane, giocai pochissimo. Ma ho comunque un bel ricordo. Ho voluto andarmene perchè era difficile per me restare in una rosa così preparata“.
– Il rapporto con Garay: “Abbiamo avuto la fortuna di giocare insieme. Poi lui ha lasciato l’Argentina e ci siamo persi. È un grandissimo giocatore“.
– Il feeling con Montella: “Mi trovo bene. Lui vuole che noi centrali impostiamo l’azione e sta andando benissimo. Abbiamo un’idea di gioco chiara e tutti sanno cosa fare. Speriamo di continuare così“.
– Il rientro nel Milan dopo l’anno a Bergamo: “Non c’era rivalsa, anche perchè avevo scelto io di andare via. Eravamo in tanti e non c’era spazio. Ho scelto di andare a giocare. Tornato qua, ero deciso a rimanere a tutti i costi, volevo giocarmi le mie chance. La mia fortuna sono state le amichevoli estati, mi hanno dato fiducia e ritmo partita“.
– Il gruppo di sudamericani in spogliatoio: “Tutti sono importanti. Il gruppo è fondamentale e si vede anche quando il mister fa i cambi, perchè chi entra dà una mano. É cruciale che tutti siano contenti, anche quelli che non giocano sempre. Tutti hanno le idee chiare, se uno manca chi subentra sa cosa fare“.
– Sul mate di squadra: “Lo fanno Sosa e Gustavo Gómez per tutti (ride, ndr). Vengono sempre in macchina insieme e si preparano“.
– La crescita di Romagnoli: “Ha tanti margini di miglioramento, ma non solo lui. Alessio si allena bene e sa ascoltare tutti. Abbiamo un grande gruppo“.
– Idoli di infanzia: “Non ne ho uno di preciso. Guardavo i migliori e cercavo di rubare qualcosa da tutti“.
– La vittoria del mondiale U20 con l’Argentina: “Mi ricordo che avevamo una grande squadra. C’erano Messi, Agüero, Biglia, ed io in difesa. Ho solo splendidi ricordi. Eravamo in Olanda e tanti erano già in massima divisione argentina, qui fu più facile per noi“.
– Le differenze con i clasicos sudamericani: “Le differenze ci sono. Sono tutte squadre seguite ma la Bombonera è più chiuso e la gente si sente tantissimo. Due splendide partite da giocare“.
– Le emozioni di San Siro: “Un sogno giocare certe partite. Ma io non sono uno che guarda se lo stadio è pieno o no, ma se c’è gente ti dà il doppio di motivazione ed orgoglio. Ti senti più forte nel difendere i nostri colori“.
– I tifosi allo stadio per il Crotone: “Abbiamo sempre bisogno dei tifosi. Per come stiamo giocando, meritiamo il loro entusiasmo anche se so che adesso fa freddo. Domenica però giochiamo a mezzogiorno e spero di vedere tante famiglie con i bambini. Abbiamo bisogno della carica per vincere queste partite“.
– L’allenamento con il rugby: “Quel giorno pioveva e non si poteva fare molto di più… Ci siamo divertiti però. Era strano che Niang sapesse le regole (ride, ndr). Solitamente non sa mai nulla“.
– Un doveroso tributo alla strage avvenuta in Colombia: “Quello che è successo ci colpisce tutti, perchè facciamo parte dello stesso mondo. Ma in questi anni, nel 2016, sono cose che non devono succedere. Può accadere a chiunque, ma spero sempre che si possano evitare. Mi auguro solo che non si ripeta più“.
This post was last modified on 1 Dicembre 2016 - 00:24