Per Romagnoli è un periodo di numeri secchi, cioè tondi e soddisfacenti. Ad esempio ci sono i 900′ (senza recuperi) di impiego in campo, le 10 gare tutte da titolare e sempre in campo dall’inizio alla fine. Se non fosse stato per quella botta alla gamba prima del Sassuolo, quasi certamente avrebbe fatto vero en plein, con nemmeno un secondo di pausa. Lui è il perno di una ruota che gli gira intorno, analizza La Gazzetta dello Sport, dal momento che chi gli è accanto non riesce ad avere una continuità così piena: Paletta combatte con le proprie intemperanze, Abate col turnover, Antonelli, Calabria e Zapata coi guai fisici, Gomez, Vangioni ed Ely con le scelte tecniche.
Poi c’è un 6, rotondo e bello. Come la sua media voto, che sembra una sufficienza stiracchiata ma per un difensore è in generale un buon risultato. Fino alla Juve aveva anche uno zero, ma zero davvero, alla voce “falli commessi”, perché Alessio è una difensore-gentiluomo, dotato di eccellenti mezzi tecnici e atletici che gli permettono di prendersi cura degli avversari evitando cattiverie. Detto questo, è pure il primo a saper dove migliorare ancora, in primis nella marcatura più stretta. Poi c’è la quota 50, raggiunta con il Pescara e che riguarda le presenze in rossonero (49 da titolare). Una mezza impresa perché raggiunta in meno di un anno e mezzo e in mancanza di coppe europee. Traguardo conquistato così giovane – 21 anni e 9 mesi – da farlo entrare nella top ten rossonera dal Dopoguerra in avanti in questa particolare classifica. Capeggiata da Paolo Maldini, che a 50 ci arrivò ad un’età mostruosa: 18 anni e 3 mesi. L’ex Roma è alle spalle anche di Baresi e Filippo Galli, come di Coco e persino del compagno De Sciglio, grazie al percorso netto lungo il settore giovanile. Ma è davanti, quindi più precoce, rispetto a signori del calibro di Tassotti, Costacurta, Panucci e Abate.
This post was last modified on 2 Novembre 2016 - 16:00