Gianluigi Donnarumma è sicuramente il nostro nuovo Kakà o se preferite il nostro nuovo Thiago Silva. Ci siamo rimasti molto male (giustamente) quando Berlusconi ci ha venduto i due brasiliani, rispettivamente nel 2009 e nel 2012. Il presidente ci ha spiegato il perché: “Abbiamo dovuto venderli per esigenze di bilancio, purtroppo non possiamo più competere con le potenze multimilionarie degli altri campionati”. A sentire il presidente l’esigenza di cedere il Milan ai cinesi (chiunque essi siano) nasce proprio da qui: “Preferisco cedere il Milan a un nuovo proprietario che possa mettere i soldi degli emiri e dei magnati russi affinchè il Milan torni a primeggiare in Europa e nel mondo”. Seguiamo il ragionamento di Berlusconi: tra un mese esatto arriverà una nuova proprietà ricchissima che riporterà il Milan a quei livelli. Ergo: non si pone il problema di vendere il nostro giocatore più forte, il nostro fenomeno, il nostro nuovo Kakà. Se invece, come oggi ha ventilato Marotta, Donnarumma dovesse partire che cosa significherebbe? Lascio a voi le conclusioni. La mia “paura” di questo famigerato closing sta proprio qui. La prima mossa di una grande società intenzionata a tornare grandissima è quella di tenere e rinnovare il contratto a uno come Donnarumma, non cederlo per soldi. Altrimenti che differenza ci sarebbe con chi ha ceduto Kakà e Thiago?
Il punto è proprio questo: dal comunicato ufficiale di Fininvest dello scorso 5 agosto emergono chiaramente tutte le cifre dell’operazione “cinese”. Si conosce esattamente la cifra che questa “SiNo Europe” verserà nelle casse di Fininvest per comprare il 99.97% delle azioni del Milan. (Cifra che, come rivelato da Carlo Festa su Il Sole 24 Ore, frutterà ai soci Fininvest un cospicuo dividendo). Si conosce esattamente la cifra che la “SiNo” metterà per cancellare l’indebitamento. E si conosce anche quanto la “SiNo” metterà a disposizione per la gestione e le ricapitalizzazioni del prossimo triennio. Stiamo parlando di 350 milioni in 3 anni, di cui 100 subito. Guarda caso questi 100 servono quasi solo per coprire il “rosso” dell’esercizio di bilancio 2016 che sarà approvato ad aprile 2017. Di soldi per l’eventuale rafforzamento tecnico ne restano ben pochi. E’ tutto molto chiaro, anche se i rappresentanti di una parte del restante 0,03% delle azioni, chiedono in proposito chiarimenti e garanzie. Tra l’altro li chiedono all’attuale proprietà che tra un mese esatto non sarà più in nessun modo parte in causa. A queste cifre la prospettiva del Milan è chiarissima: nel prossimo triennio a livello economico il Milan continuerà ad essere gestito e finanziato come negli ultimi grigi anni della gestione Berlusconi. Possiamo convincerci che per competere con Juve, PSG e Barcellona basti mandare via Galliani e vendere le magliette in Cina, ma purtroppo rimarremo presto delusi. Esattamente come lo sono rimasti i tifosi dell’Inter quando Fassone faceva promesse analoghe all’inizio della gestione Thohir.
Guarda caso è proprio lo stesso Fassone a ricevere l’incarico di prendere in mano il nuovo Milan. Sempre che la nuova-vecchia proprietà del Milan il cui presidente onorario sarà Silvio Berlusconi non ci ripensi e chieda a Galliani di rimanere come “amministratore delegato” onorario. In quel caso il “maquillage” del nuovo Milan sarebbe molto vintage: Berlusconi presidente onorario, Galliani ad onorario e Donnarumma ceduto per autofinanziarsi, tra l’altro con ricca provvigione del caro e vecchio Mino. Però con la “SiNo” Europe proprietaria e Fassone al comando saranno contenti tutti i tifosi che volevano la “rivoluzione cinese”. Rivoluzione? Milan strapieno di soldi?
Vedremo come andrà a finire. Se invece Galliani non dovesse rimanere arricchirebbe la foltissima schiera di ex milanisti ai posti di comando negli squadroni di tutta Europa. Dopo Braida al Barça, la Masi al Bayern, Allegri alla Juve e Gandini alla Roma, dobbiamo aspettarci Galliani al Real Madrid o addirittura all’Uefa. Purtroppo non risulta che Fassone abbia avuto un simile corteggiamento, ma sicuramente sarà più bravo lui. Speriamo che dopo le esperienze a Juve, Napoli e Inter, al Milan inizi a dimostrarlo.
Cercando di non pensare a quello che accadrà tra un mese, ma soprattutto temendo quello che accadrà nei prossimi anni, godiamoci questo derbone. Purtroppo hanno mandato via De Boer che ormai faticava a farsi seguire dalla squadra. Pioli è evidentemente una soluzione “pro tempore”, ma sicuramente la scossa sarà positiva. E, onestamente, loro hanno una rosa nettamente migliore della nostra. Speriamo che il nuovo tecnico faccia un po’ di fatica a trovare subito la quadratura del cerchio e che Montella continui a miracoleggiare nella gestione di questo organico. Non facciamoci illusioni ma godiamoci il momento. Senza domandarci per ora chi farà il nostro mercato a gennaio.
Chiusura doverosa sulle dure parole di Mihajlovic che rivendica i propri meriti nella nascita e nella creazione di questo Milan. “Se adesso il pane è buono, il merito è soprattutto della mia farina”,dice Sinisa. Difficile dargli torto. Su questo e anche sugli altri concetti che esprime. Ma ultimamente a tanti milanisti non piacciono quelli che sbattono loro in faccia la verità. E preferiscono tenere gli occhi chiusi. O meglio socchiusi, a mandorla.