40 giorni dopo l’infortunio di Italia-Germania, Riccardo Montolivo torna a parlare. In una lunga intervista concessa ai colleghi di Repubblica, il capitano del Milan racconta le proprie paure, la riabilitazione, il rapporto con i social media e molto altro.
Questi i passaggi salienti: “Fischiare uno che esce in barella è scandaloso, per chi ha un minimo di sensibilità. E i social, come disse Eco, hanno dato voce a legioni di imbecilli. Internet è un mondo senza regole: utile ma da usare con raziocinio. La replica con ‘carezza’? Mi è venuto spontaneo. Rispetto le critiche, ma nell’ultimo periodo si è esagerato sui social senza filtri. Molti si saranno riconosciuto nel mio post. Ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà e affetto dei compagni, avversari, atleti di altri sport. Allo stadio, dove parte del pubblico mi ha applaudito, entra in gioco il campanilismo: il tifo fa perdere lucidità. E i social diventano valvola di sfogo contro sportivi e personaggi pubblici“.
Sugli infortuni subiti in carriera: “Non mi atteggio a duro, ma non tiro indietro la gamba. Nella prima parte della carriera non ho avuto infortuni seri. Nella seconda ho compensato purtroppo. Ginocchio di Pierce contro la mia tibia: rotta. Pesante perdere quel Mondiale, nel pieno della carriera. Non sopportavo i mezzi di sintesi nella gamba, prendevo farmaci contro il dolore. Mi sono rioperato a fine stagione. Mentre l’Europeo perso di quest’estate è stato un infortunio banale. Recuperavo da un risentimento a un polpaccio e mi sono fatto male all’altro, a Malta, nel post partita per chi non aveva giocata. Contro la Spagna, invece, era una palla non pericolosa: non c’era bisogno di entrare con quell’irruenza. Ramos ha fatto il classico intervento per intimorire. Dolore pazzesco. Mentre facevo la risonanza, speravo che il professor Castellacci mi dicesse che non era niente. Macché: crociato rotto, collaterale lesionato. Gli infortuni ti fanno capire chi ti sta vicino sempre e chi solo per convenienza. Mi godo la famiglia, mia figlia e i compagni del Milan: a Verona hanno sventolato la mia maglietta“.