Fino adesso il Milan, in questa stagione, è la squadra di Serie A che ha segnato di più da fuori area. Un dato che storicamente non rappresenta un marchio di fabbrica rossonero, un dato che racconta come Montella sappia adattarsi ai propri giocatori e fornisca loro diverse soluzioni per arrivare alla porta. L’allenatore sarà felice, nonostante si ispiri a Guardiola che di reti dalla distanza ne è quasi allergico.
Se la speciale classifica viene guidata – primo posto solitario – con 7 gol, viene difficile pensare a una casualità. Più facile credere che Vincenzo chieda ai suoi esterni di buttare un occhio a chi arriva da dietro prima di crossare e spieghi alle mezzali che arrivare in area grazie a una manovra ragionata è esaltante ma se c’è il corridoio calcia sarebbe opportuno. Anche perché in rosa sono presenti degli ottimi stoccatori: infatti il 58% dei tiri – esclusi quelli respinti – ha inquadrato lo specchio, altro record del campionato. Un pregio targato Aeroplanino, già in passato ai vertici di tale graduatoria: nel 2014-15 la Fiorentina chiuse seconda, l’anno prima al terzo e l’anno ancora prima in vetta; nel 2011-12, a Catania, terminò quinto. Nessuna improvvisazione, anzi un forte consiglio o forse quasi un obbligo lasciare andare il piede dai 16 metri in poi. Di sicuro un vantaggio. In totale si fermano a 87 le conclusioni da fuori, di più hanno fatto solo Napoli (110) e Torino (93), che però sono in ritardo in termini realizzativi. Come detto il Diavolo comanda con 7 sigilli, due dei quali – Sassuolo e Pescara, unico su palla inattiva (punizione dal limite) – portano la firma di Bonaventura. Ed è proprio il tuttocampista uno dei protagonisti più assidui in tali posizioni: 21 tentativi, meno di Suso (23) e basta.
Alla festa hanno partecipato pure proprio lo stesso spagnolo, pazzesco mancino all’incrocio a Napoli, Locatelli, controbalzo da fenomeno col Sassuolo, Kucka e Niang, doppio siluro a Verona, e Bacca-Dainelli sempre al Bentegodi. Bacca? Strano. Qualcosa di molto particolare per un giocatore abituato a colpire nell’area piccola. Echissà se fra le pieghe della riflessione a riguardo non si nasconda (parzialmente) una spiegazione, una “scusa” alle gare in cui a Carlos non arrivavano palloni giocabili.