Se il Milan gioca male ma vince lo stesso, rassicurando la sua bella classifica, forse è l’anno giusto. Anche gli episodi giocano a favore: Lapadula è l’episodio in persona, l’attaccante di scorta ha impiegato spiccioli per dare la svolta ai compagni, al Palermo e a se stesso. Da panchinaro a decisivo, indimenticabile: in 2′ e 26” ha realizzato tutto quello che il fantasma Bacca non era riuscito a compiere nei precedenti 79. Un tacco istintivo eppure voluto, spettacolare e ingannevole. Un tacco che farà storia e ha mandato al tappeto De Zerbi quando ormai aveva schiacciato Montella, raggiunto il pareggio e spingeva per una rimonta non impossibile. Invece no, addio, perché l’ingresso di Lapa ha consegnato il lieto fine ai rossoneri.
In un campionato che ingrossa di pretendenti, con il Napoli che perde colpi, il Milan – quarto successo su sei – compie uno scatto Champions non da poco; la Roma resta avanti ma dopo la sosta dovrà battere la sorpresa Atalanta, il derby sarà il bivio che può segnare la stagione. Il Diavolo non è Lapadula, ma quasi. Una gara schizofrenica, cominciata benissimo con il gol di Suso – colpevolmente regalato dall’erroraccio di Posavec (Aleesami non innocente) -, poi il flop. Magari il pensiero di aver già vinto, probabilmente la mancanza di forza per affondare il colpo letale, sta di fatto che Jack non è Niang, Kucka non si sente e Bacca vaga in campo. Troppe palle perse. Non c’erano idee e nemmeno l’impostazione di gioco, ma in questo caso consapevolmente in quanto l’Aeroplanino ha subito allargato il 4-3-3 in un 4-1-4-1 speculare agli avversari che appunto impediva il nascere di grandi azioni e consigliava movimenti senza palla e sovrapposizioni.
This post was last modified on 8 Novembre 2016 - 00:29