Il polverone mediatico, levatosi in questi giorni, distoglie le attenzioni sui risultati del campo e la crescita dei ragazzi di Montella. Non sempre cosa di per sé gradita, ma per questo specifico caso, è giusto che quasi passino sotto silenzio, lasciando in pasto a stampa, media, addetti ai lavori e tifosi ben altre argomentazioni. Un gruppo di giovani ragazzi senza tanta esperienza, se clamorosamente sovraesposti, potrebbe rischiare l’immediato affossamento, corretto dunque che si parli solo di Berlusconi e delle dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni.
Cronologicamente parlando, tutto ebbe inizio con un “non so” alla domanda pre-derby se si trattasse dell’ultima stracittadina da presidente rossonero. Roba da niente se paragonata alle dichiarazioni fiume di qualche ora dopo, sotto la pioggia milanese in piena notte. Da mago della comunicazione, il plenipotenziario del Diavolo prima lancia il sasso e poi nasconde la mano. Sbilanciandosi in un “abbiamo rassicurazioni importanti sulla cessione” per poi ritrattare tutto con “nel caso, lo riprenderei io con molto piacere”. No, non sentitetivi soli nel vostro status di incomprensione, perchè avete buona compagnia in ogni appassionato di calcio, non specificatamente di Milan, d’Italia e non solo. Non bastassero le parole fuori dall’Hotel Bulgari, ecco tutta una serie di interventi e comparsate, tra salotti tv e radio, a ribadirne il concetto: “Si chiude il 13 dicembre, è fatta… Ma se non dovesse concludersi, prendo in mano nuovamente la situazione”. Un ritornello cantato ad ogni individuo che tentasse di chiedere informazioni sul closing rossonero.
Il momento è delicato, bizzarro e allo stesso tempo di difficile decifrazione. Perché fra i tanti quesiti generati, ad una ventina di giorni dal closing, non si parla di cinesi, della cordata asiatica e dei piani concreti di sviluppo per gli anni venturi, bensì sulla volontà di Berlusconi, se il patron voglia davvero cedere o meno. Ma il dilemma si cancella praticamente da solo. È abbastanza evidente che l’appeal generato dall’accostamento al nome Milan porti ancora qualche punto a Berlusconi, in tema politico, ma per la correttezza del club è giusto svoltare. Cambiare è fondamentale. Cedere è fondamentale. E non lo diciamo noi dal nostro umile spazio, ma Silvio in persona, e in maniera ripetuta: “Il Milan aveva bisogno di capitali, quella di cedere è stata una decisione dolorosa ma necessaria”. Le difficoltà di staccarsi da quella che è, a tutti gli effetti, la sua ‘creatura’ sono comprensibili, così come terminare una qualsiasi avventura dopo averla vissuta per oltre 30 anni (che sia una storia d’amore, un lavoro, un’amicizia); ma da uomo coraggioso, Berlusconi deve sapersi dire basta, deve sapersi dire no. Anche perché la sua figura continua ad essere quella di riferimento in un Milan di transizione, e continuerà ad avere peso anche nel Diavolo di domani. Repetita iuvant, è doloroso ma necessario. Cambiare è necessario.