Il 13 dicembre è ormai dietro l’angolo, ma più ci si avvicina e più i dubbi crescono. Sembra paradossale, ma è esattamente ciò che racconta questa mattina La Gazzetta dello Sport in edicola. Le autorizzazioni del Governo di Pechino, ad una ventina di giorni dalla firma tanto attesa, non sono ancora arrivate, così come sono ancora sconosciuti i nomi degli investitori componenti della cordata, dalla quale alcuni grandi colossi finanziari sono già spariti. Lo stesso Yonghong Li, proseguono i colleghi, l’autore di tutta l’operazione, risulta essere un profilo sostanzialmente sconosciuto in patria.
Nonostante il quadro non sia dei più rosei, Sino-Europe Sports continua a far trapelare ottimismo. Sensazioni confermate anche dall’altra parte in causa, Fininvest, che non lamenta alcuna preoccupazione. Come già spiegato, manca ancora il via libera per l’espatrio di capitali dalla Cina, ma la cordata asiatica non avrebbe ancora richiesto proroghe. Qualora dovesse farlo, la holding berlusconiana potrebbe acconsentire (dopo aver verificato la presenza di adeguate garanzie), accettando il rinvio di un mese, l’ennesimo, ma non oltre. La prossima settimana sarà dunque fondamentale e decisiva nelle sorti del nuovo Milan: non dovessero cambiare le carte in tavola, resistendo lo status quo attuale, sarebbe pressoché impossibile chiudere il passaggio di consegne del Diavolo entro il 13 dicembre.
In questo lasso di tempo, Silvio Berlusconi resta in attesa, ma con l’idea sempre più forte di essere contrario alla cessione della ‘sua’ creatura. “Perché devo vendere?” sarebbe il ritornello più in voga negli ultimi giorni affidato ad amici e persone a lui vicine. E anche Adriano Galliani sembra più ringalluzzito rispetto agli ultimi mesi: l’ipotesi (non così remota) che, in qualche modo, possa restare al comando di via Aldo Rossi, pare averlo rigenerato. L’a.d. milanista, presente ieri in Lega, sembra abbia confidato a più di un interlocutore battute ed importanti indicazioni, lasciando intendere che il closing non sia poi così scontato.