Quanto è vero che la ruota nella vita gira, sempre. Non erano troppi anni fa quando, in piena contestazione alla società, i milanisti non evoluti venivano tacciati di essere degli ingrati tifosi da tastiera. Ledere la credibilità della dirigenza che per vent’anni ci aveva reso vincenti era da folli e irresponsabili. Farlo utilizzando questo mezzo, oggi padrone della comunicazione in ogni settore ma allora ancora visto con forte sospetto, appariva stupido e a detta di alcuni, vile. Non bastò allora metterci la faccia con tanto di nome e cognome. Quel tifoso non aveva motivo di poter parlare e negli unici momenti di contatto con il mondo del giornalismo rossonero, la domanda usata scientificamente era sempre la stessa: “Ma non vi rendete conto che state facendo male al Milan che dite di amare tanto?”.
Non voglio commentare questa affermazione, non è il motivo di questa mia lettera aperta. Ma è importante ricordarla in questi giorni per rispedirla a quei mittenti che sono sempre gli stessi e che ritroviamo oggi a mettere in dubbio l’esistenza dei cinesi. Diritto di cronaca e libertà di pensiero la loro difesa. Vero, principio che andrebbe rispettato sempre e comunque, soprattutto nel suo significato. Nessuna arma è stata risparmiata in questa ennesima lotta di contrapposizione e i toni spesso sono caduti così in basso da aizzare frequentatori della rete con la colpa, quella sì, di eccedere in offese e minacce. Cosa da me sempre bandita, senza se e senza ma. Il 13 dicembre, però, dev’essere diventato un incubo per molti, non c’è dubbio. Un po’ come accadeva alla ripresa della scuola dopo le vacanze estive: la data del rientro era vista come il giorno nero, fine della pacchia insomma.
Ho l’impressione che anche in questo caso sia più o meno la stessa cosa. Alzarsi la mattina senza un sms pieno di imbeccate dev’essere davvero duro di accettare, tanto con un “siamo a posto così” e un “siamo ultra competitivi”, non si rischiava di andare fuori tema, magari evitando di prendere freddo davanti alle porte del ristorante di turno. A proposito di ristoranti, alcuni di loro li vedi sorridere per coprire uno sguardo perso. In protesta più degli esodati della Fornero, attaccano con tutte le armi lecite e illecite, costringendo i lettori e telespettatori a non potersi fidare più nemmeno dei virgolettati. Ed è così che magicamente le parole di Berlusconi vengono messe nella lavatrice con la centrifuga in funzione. Penso anche all’intervento di Gentilini, presidente della Commissione Antimafia del Comune di Milano, circa gli investimenti cinesi nel nostro Paese. In un discorso più ampio e riguardante anche l’Inter, si è deciso di sforbiciare i riferimenti agli altri investimenti, lasciando solo il nome del Milan.
Per non parlare del circo mediatico creato ad hoc sul giovane Donnarumma. Spietati tanto da mettere in pericolo la carriera di un giovane fenomeno, non si sono preoccupati di quanto ciò potesse fare male ai nostri colori. Tutto per partecipare alla mensa dei vecchi “amici” – come se senza di loro un futuro non esistesse – chiudendo gli occhi sui numerosi viaggi scouting di Massimiliano Mirabelli e Marco Fassone. Che alle parole stanno preferendo i fatti. Se da un lato si è lavorato e si lavora di lusinghe, dall’altro ci si inventa di tutto sui “poveri” cinesi che hanno solo la colpa di non voler partecipare a questo patetico teatrino.
Si ignora come le recenti acquisizioni in altri settori abbiano aumentato fatturati e profitti e come la comunicazione sia stata affidata a seri professionisti: si è preferito eludere l’argomentazione fino a cadere in patetiche illazioni che vedrebbero il loro stesso divino Silvio concretizzarsi in un truffatore da film di Las Vegas. Contraddizione. Manca che li definiscano bassi, puzzolenti e gialli perché fanno la pipì controvento. Intanto il 13 dicembre si sta avvicinando e, con esso, il versamento di denari tanto attesi. Giorno più, giorno meno, manca davvero poco. Nel frattempo, godiamoci ancora per un po’ questo triste versamento di bile.
Alessandro Jacobone
Milanisti Non Evoluti 2.0