Era il gioco dell’estate e continua ad essere anche il gioco dell’autunno: chi sono i cinesi che stanno dietro all’operazione di acquisto del Milan? Chi ha deciso di esporsi per una cifra che complessivamente sfiora il miliardo di euro, tra soldi pagati a Fininvest per l’acquisto del club, debiti esistenti da saldare e il tesoretto da investire per il rafforzamento della società? Domande lecite avanzate da Tuttosport ma che, lentamente, stanno iniziando ad avere delle risposte chiare. Sono giorni in cui si scioglieranno diversi dubbi per svariati motivi, principalmente due: il viaggio in Cina di Marco Fassone; il rientro in Italia di Berlusconi con possibile incontro con gli investitori.
Partendo dal presupposto che il Milan verrà acquistato da un fondo e non un gruppo, difficilmente si conoscerà il nome di chi tirerà i fili, come invece succede in casa Inter. Un altro quesito che si pongono i colleghi è trovare una spiegazione al motivo per il quale, dei colossi finanziari non abbiano prelevato la società in solitaria ma riuniti in una cordata. Si parla di imperi, superpotenze e giri di affari spaventosi.
Tra le società troviamo China Construction Bank, seconda banca per importanza e di proprietà governativa, con una capitalizzazione di 173 miliardi di dollari. Gli fa buona compagnia Ping An, fatturato da 60 miliardi e asset di oltre 450 miliardi. Troviamo poi Tcl Corporation, già nota per essere leader nella produzione di elettrodomestici, e poi China Huarong, imponente asset management con proprietà per 118 miliardi e fatturato che supera gli 11 miliardi.