Il Milan non si ferma più. Anche la Juventus, a sorpresa, cade vittima dei colpi dell’Aeroplanino: una partita equilibrata, anche a causa di una Vecchia Signora stanca per la Champions e con qualche assenza, ma vinta con merito per 1-0. Il big match di San Siro certifica ancora una volta che il Milan è diventato una vera squadra, peraltro difficile da affrontare e da battere, capace di mantenersi attenta e intensa per 90′, di praticare una fase difensiva straordinaria, di reggere l’urto bianconero in ogni zona del campo e anche di segnare (e vincere) con cinismo. Le ciliegine sulla torta della serata sono ovvie e scontate: i giovani, italiani e milanisti Manuel Locatelli e Gigio Donnarumma. Il numero 73 ha firmato il gol vittoria con un mix sensazionale di personalità e tecnica, riscattando in pieno una prestazione con troppi errori causa ritmi elevati e fisiologica inesperienza, mentre il portiere di Castellammare ha salvato il risultato al 95′ con un volo tipico del suo repertorio. Un riconoscimento importante e una soddisfazione enorme per il Settore Giovanile e per tutta la società: il grande Milan di queste prime nove giornate è una rivincita anche per una dirigenza criticata spesso con eccessive severità e asprezza.
Meglio di così, per Montella e per la squadra, proprio non poteva andare. Tre punti, l’ennesima solida e convincente prestazione sia di squadra sia di singoli – in particolare la difesa, impenetrabile e mai in affanno contro i fenomenali Higuain e Dybala, e un tridente d’attacco generoso in fase di ripiegamento – e un incredibile -2 in classifica dal primo posto e dalla Juventus. Un sogno ad occhi aperti, probabilmente destinato a svanire sul lungo periodo, ma poco importa: l’ambiente rossonero è tornato a vivere emozioni da tempo dimenticate. E gran parte del merito dell’exploit non può che andare all’allenatore: tatticamente impeccabile, abile a motivare e coinvolgere mentalmente tutto il gruppo, capace di rigenerare (e far esplodere) calciatori finiti in disgrazia, ma soprattutto intelligente a lasciar da parte l’integralismo filosofico e praticare un calcio coerente con gli uomini a disposizione. Il Milan di Montella non offre spettacolo e non domina ossessivamente l’avversario e il campo, ma propone principi di gioco semplici, pratici e funzionali alla propria rosa. E soprattutto, un calcio vincente e convincente: il 2^ posto è il risultato meritato di un lavoro sul campo tanto buono quanto silenzioso.
Ora, ancor più di settimana scorsa, arriva il difficile: il trionfo sulla Juventus ha tolto definitivamente il Milan dal cono d’ombra nel quale era finito dopo un mercato modesto e un inizio stentato. Già da martedì si alzeranno ancor di più aspettative e ambizioni da parte dei tifosi e dell’ambiente: la squadra, molto giovane, può rimanere schiacciata. L’obiettivo finale realistico può essere la 4^ piazza: Juventus, Napoli e Roma rimangono più attrezzate e collaudate per ottenere risultati sul lungo periodo. Ma niente vieta al Diavolo, coi soldi cinesi, di sognare in grande: qualche innesto di qualità, a gennaio, può permettere di lottare per la Champions. In ogni caso, dopo quattro anni, si torna a battere la Juve. E forse, sempre dopo un quadriennio, si chiude un cerchio. La rete – buona – annullata a Pjanic irrita la Vecchia Signora, un po’ come accadde con l’indimenticato gol di Muntari. La “ferita” di quel 25 febbrario 2012 resta aperta – e il peso specifico di quella partita, in quel campionato e in quel momento, non è minimamente paragonabile – ma questo contrappasso può essere il segnale d’inizio di un nuovo capitolo.
This post was last modified on 23 Ottobre 2016 - 18:07