Sonora bocciatura all’esame di maturità e grande rammarico per chi si aspettava un Milan che desse continuità alla vittoria con la Juve e ritornasse capolista anche solo per una notte. Il Genoa lo ha riportato sulla terra e il capitombolo rossonero per certi versi era prevedibile: squadra giovane, fisiologico il ribasso post-sbornia. La sindrome della pancia piena. Ma attenzione, scrive La Gazzetta dello Sport, perché c’è un punto in cui finiscono le colpe del Diavolo e iniziano i tanti meriti del Grifone di Juric, protagonista di una gara quasi perfetta proponendo un calcio elastico efficace.
L’avversario non è caduto nel tranello delle ripartenze “montelliane”, invece ha attaccato senza spavalderia. Anzi, ha proprio lasciato il pallino del gioco a Locatelli e compagni, invitandoli a palleggiare e ad uscire dalle linee. I rossoblu, schierati in un 3-4-2-1 variabile nel gioco e nelle posizioni, hanno colpito subito e soprattutto all’improvviso: vantaggio decisivo quella di averla sbloccata subito. A sinistra, sulla fascia di Poli e Honda, Ninkovic e Laxalt volano via a piacimento su ogni ripartenza e dominano la scena, in mezzo Rigoni fa la differenza nella doppia fase: punge fastidiosamente in fase di possesso, pressa Locatelli quando deve guidare la riconquista. All’Aeroplnaino è bastata mezzora per pagare la formazione di partenza… Due soli cambi, che però hanno squilibrato parecchio e inciso in negativo. Vincenzo si è preso la responsabilità di rifare la catena di destra, fin qui abbastanza funzionante: Poli e Honda per Abate e Suso, l’equazione è maledettamente negativa. Poli è un mediano e il ruolo da terzino non gli compete, Honda resta un soggetto misterioso e sarebbe stato meglio scongelarlo col Pescara, impegno ben più abbordabile.
This post was last modified on 26 Ottobre 2016 - 15:53