Nel calcio i valori cambiano, mutano le considerazioni, spariscono i preconcetti ed esiste solo un inequivocabile giudizio: il campo. Ed è proprio il rettangolo verde ad aver parlato, ad aver fornito delle prime sentenze valide per le 7 giornate messe in archivio. In tutta onestà, difficilmente Montella avrebbe pensato di poter ricevere simili risposte, soprattutto per quanto concerne il pacchetto arretrato, il più vessato e bistrattato dalla critica e dai tifosi, al pari del solo centrocampo. Bene, ciò che ad agosto era un lazzaretto fatto di infortunati e giocatori poco ‘indegni’, ora è un punto di forza del club e non solo.
Qualora nessuno se ne fosse accorto, il Milan ha fornito 13 pedine alle rispettive nazionali, offrendone ben 4 dal reparto difensivo. Escludendo dal conto il giovane Plizzari, i rossoneri hanno visto i propri vituperati giocatori trasformarsi in titolarissimi da prima pagina: Romagnoli e De Sciglio nella doppia sfida a Spagna e Macedonia; Gustavo Gomez nell’accoppiata rischia tutto contro Colombia e Argentina dei fenomeni; Calabria bloccato da un infortunio in U21. Fossero tutti stati in forma, non temiamo smentita sul fatto che il conto si sarebbe quantomeno alzato di altre 2 unità, con una terza a sorpresa. Zapata avrebbe certamente fatto parte della lista di Pekerman, così come Antonelli per quella di Ventura che, meritevolmente, potrà iniziare ad avvisare tale Gabriel Paletta, già azzurro nel 2014.
L’ex Boca Juniors e Liverpool, dopo annate complicate, è letteralmente tornato a brillare, arrampicandosi fino al terzo posto nella classifica dei migliori difensori del torneo per media voto. Dopo l’anno di Bergamo, il classe ’86 ha abbracciato il rossonero per restare, nonostante le mille chiacchiere di mercato quotidiane. Ora al fianco di Romagnoli forma un binomio che regala inattese certezze a Donnarumma e Montella, primi diretti interessati dell’andamento della zona calda. Oltre a questi due, il Diavolo riscopre valori aggiunti nei sudamericani: il colombiano (Zapata) torna ad allenarsi con il gruppo a Milanello dopo un’intera estate ai box; il paraguaiano (Gustavo Gomez) si scrolla da dosso le critiche sassolesi per erigersi a muro contro i cafeteros di Bacca e Cuadrado e, tanto sorprendentemente quanto piacevolmente, contro l’albiceleste di Higuain, Dybala, Di Maria, Agüero, Gaitan e Banega.
Eletto a furor di popolo come ‘hombre del partido’, Gustavo ha accresciuto ulteriormente la sua fama da idolo in patria, tornando a Milanello con un carico di autostima e motivazioni. Nel cuore del reparto, Gomez troverà minuti importanti nel corso della stagione, potendo crescere nel lavoro quotidiano a Carnago e negli insegnamenti del calcio nostrano. Senza mai dimenticarsi della carta d’identità (6 maggio ’93) e della cifra pagata per strapparlo al Lanus, Montella riuscirà a plasmalo lentamente in un centrale ideale per le sue caratteristiche di gioco. Il momento è propizio al fine che Gustavo Gomez possa riportare sui campi nostrani ciò che mostra in maniera eccelsa in Sudamerica, alzando il livello delle sue prestazioni al pari dei titolarissimi, in un reparto che a sorpresa lascia tranquillo il tecnico.
This post was last modified on 16 Ottobre 2016 - 16:23