Per lungo tempo c’è stata la rassegnazione. Arrivare a Milan-Juventus, almeno fino a quest’estate, significava per i rossoneri passare per quella partita contro i più forti e, di conseguenza, abdicare. Qualcuno ha provato a metterla sui muscoli, qualcun altro sulla corsa. Fatto sta che contro i bianconeri, negli ultimi quattro anni, non c’è mai stata partita. Al punto che l’ultima vittoria, grazie ad un rigore di Robinho, risale al novembre 2012 e sulla panchina del Milan c’era un certo Massimiliano Allegri.
Oggi quel secondo posto conquistato con la vittoria di Verona, contro il Chievo, condisce con un sapore diverso anche il big-match di sabato sera contro la Juve. Non è un caso che i biglietti stiano andando esaurendosi, portando il pienone a San Siro come raramente si è visto ultimamente. La parola d’ordine, adesso, è ottimismo. Quello che ha permesso di costruire, mattoncino dopo mattoncino, l’attuale posizione di classifica. L’abnegazione dei giocatori ai dettami di Montella, da una parte, e la capacità dell’allenatore di saper leggere e vincere le gara, dall’altra, hanno generato un clima inedito dalle parti di Milanello.
Ecco perché il pensiero dell’impresa contro la Juve non è poi così recondito. Senza dimenticare che gli stessi giocatori, pur in uno stato d’animo diverso, misero in difficoltà i bianconeri lo scorso maggio nella finale di Coppa Italia all’Olimpico di Roma. Morata sbloccò quel match solo nel secondo tempo supplementare dopo una fatica immane da parte della squadra di Allegri. Quel Milan di Brocchi, che negli interpreti è praticamente lo stesso di oggi in mano a Montella, riuscì per lunghi tratti a tenere il pallino del gioco e sfiorare l’impresa. Quell’impresa che comincia ad assumere i contorni della “mission possible” in vista di sabato.
This post was last modified on 19 Ottobre 2016 - 13:07