Quando dopo mezzora sei in vantaggio di un gol contro l’aspirante capolista e l’allenatore avversario è costretto a cambiare sistema di gioco, significa che hai preparato alla grande la partita e l’hai svolta pure meglio. Esordisce così La Gazzetta dello Sport nell’analisi tattica del match del Marassi. Il tecnico genoano, scrivono i colleghi, esce come un gigante dalla sfida con Montella, bloccando ogni fonte di gioco e aggredendo tutte le zone di campo.
La chiave di lettura del Grifone può essere sintetizzata in un solo giocatore: Luca Rigoni. Il coltellino svizzero del tecnico si trasforma in esterno d’attacco dall’alto coefficiente intellettivo o centrocampista di rottura quando sono gli avversari in possesso. La marcatura su Locatelli è asfissiante, l’aiuto poi degli esterni Edenilson e Laxalt non lascia manovrare nessun centrocampista del Diavolo, impendendo di fatto la costruzione del gioco.
Locatelli viene ‘cancellato’, Kucka viene continuamente tamponato e Bonaventura è costretto a pochissimi tocchi di palla nonostante svariati chilometri percorso per smarcarsi. Col calare dell’aggressività genoana, i rossoneri riconquistano campo e sfiorano il pareggio. Ma una buona tenuta difensiva grazie alle prestazioni superbe di Izzo e Burdisso mantengono a galla i padroni di casa, scatenati poi nel finale nelle praterie obbligatoriamente lasciate libere dai meneghini in inferiorità numerica. Aggressività, pressing a fonti di gioco e Rigoni multiuso, tre mosse di Juric per mettere Montella e il Milan in scacco matto. Gioco, partita, incontro Genoa.
Foto in evidenza fornita da acmilan.com
This post was last modified on 26 Ottobre 2016 - 17:35