È un vero peccato che Maldini abbia detto no alla proposta di diventare direttore tecnico del nuovo Milan cinese. Almeno per ora, perché Han Li e Marco Fassone non hanno chiuso definitivamente la porta a Paolo e faranno il punto della situazione la settimana prossima in Cina. È un vero peccato ed è un peccato mortale perché Maldini è Maldini, un’autentica bandiera in un calcio che s’è venduto pure i pennoni. Ecco l’incipit dell’articolo del Corriere dello Sport sulla vicenda Maldini, caso di grande attualità nel mondo rossonero.
I colleghi sottolineano come sia un vero peccato questo rifiuto iniziale della leggenda del Diavolo. Tra i tanti esempi passabili di paragone, il Corriere sceglie il profilo di Rummenigge: prima di diventare il “Signor Bayern”, ha lavorato in Sabener Straße ricoprendo gli stessi ruoli offerti a Maldini e maturando esperienza nei diversi settori del club bavarese. È chiaro e assolutamente legittimo come Maldini, da grande, voglia fare “il Galliani”, ma è corretto affermare che l’ex capitano necessiti prima di farsi le ossa, tramite l’offerta di Formula Tre (Fassone, Maldini, Mirabelli) propostagli dal futuro ad.
Le sue competenze sarebbero divise fra l’area tecnica; il settore giovanile; il mercato; la rappresentanza politica del club in sede FIFA, UEFA, ECA, FIGC, Lega; la cura del rapporto fra la squadra e la società; il ruolo di punto di riferimento assoluto per un gruppo che ha un gran bisogno di un centro d’identità permanente. E i soldi in tutto questo, scrive il Corriere dello Sport, c’entrano davvero poco. Se è vero che non si finisce mai di imparare e che non sta scritto da nessuna parte che un grande campione divenga automaticamente un grande dirigente, Maldini può diventare una splendida eccezione. Provi per credere.
This post was last modified on 8 Ottobre 2016 - 10:35