È certamente presto per parlare di posizioni finali ed obiettivi raggiunti, ma una cosa si può dire. Rinfrancati dai risultati sorprendentemente positivi e da una squadra fresca e ricca di risorse, il tifo rossonero ha ritrovato il Milan, e viceversa. Non si registra il sold out ad ogni partita, ma la media pubblico si è alzata, così come i decibel di San Siro. Il Meazza torna a vestirsi di rossonero con convinzione, risultando essere un fattore cruciale nelle ultime imprese del Diavolo. Ed il primo a rendersene conto è Montella stesso, grato ai tifosi nell’immediato post partita.
“Nel finale c’è stato un sostegno vero e sincero da parte dei tifosi, a differenza degli ultimi minuti con l’Udinese. Ci hanno aiutato tantissimo e li ringrazio, l’aria è cambiata. La squadra sente questa vicinanza, vera e sincera, da parte del pubblico. Ma vogliamo migliorare ancora. Il pubblico si deve rispecchiare in noi, la strada è quella giusta”. Parole di un tecnico capace di inserirsi in punta di piedi nel progetto meneghino, senza proclami, per poi conquistare tutti: squadra, spogliatoio, staff tecnico, dirigenza, addetti ai lavori, stampa e, sopratutto e sopra tutti, i tifosi. La differenza con la sfida citata dal mister è evidente: allora un ambiente freddo e distaccato, oggi un clima caldo e di supporto incondizionato, guadagnato non tanto con i risultati ma con lo spirito mostrato sui campi di mezza Italia, fattore chiave invocato dallo stesso tecnico nella mattinata di sabato a Milanello. Il milanista, come da dna, non ha mai realmente abbandonato la squadra, camuffando la sofferenza degli ultimi anni dietro la maschera dell’indifferenza e del “eh, ormai è così che vanno le cose, non ci tengo neanche più“. Mentiva prima a se stesso e poi alla propria fede, ma senza mai ferirla, sapendo che l’amore sarebbe tornate veemente.
Oggi nulla è stato raggiunto e questo Diavolo ha fatto ancora poco, ma i primi segnali sono incoraggianti, dei passi in avanti diretti e senza ripensamenti, scrollandosi di dosso i fantasmi delle ultime annate. Nel finale contro gli abruzzesi, più che le parate di Donnarumma ed i salvataggio di Romagnoli e Gomez, i tre punti li hanno conquistati gli spalti di San Siro, capaci di incitare ed innalzare la voce nel momento del bisogno, applaudire gli insufficienti durante i cambi (Sosa e Bacca, esempi lampanti) e dimostrare compattezza con i propri ragazzi, riconoscendosi tutti nel rosso e del nero. Dove fallirono Inzaghi prima e Mihajlovic poi, Montella sta ottenendo risultati tangibili nel restituire il Milan al proprio cuore pulsante, alla propria tifoseria passionale e innamorata da sempre, in un matrimonio con alti e bassi che dura dal 16 dicembre 1899. Più colore, più cori, più passione, più gente, più tifo. Il Milan si gode l’effetto San Siro in questa “aria cambiata”.
This post was last modified on 31 Ottobre 2016 - 17:35