Lunga ed interessante intervista quella concessa dall’attaccante del Milan Carlos Bacca ai colleghi de Il Corriere della Sera, nella quale il bomber colombiano ha parlato innanzitutto della sua “ossessione” per il gol: “Il tabellino dei marcatori è un’importante soddisfazione. Quando guardi la classifica marcatori e vedi che sei testa a testa con un altro senti una motivazione in più. Un attaccante aiuta la squadra con il lavoro, la forza, il sacrificio e soprattutto i gol. Se un attaccante non segna fa il terzino. Se giochi una partita buona se ne accorge solo l’allenatore, non la gente né le statistiche. Alla fine della stagione di un attaccante non si dice se ha giocato 15 partite buone, ma quanti gol ha fatto. La concentrazione è tutto: se arriva una palla so che devo essere pronto. Non è facile perché magari in una partita non te ne arrivano, hai quell’occasione e non puoi sbagliare“.
Bacca spiega le sue sensazioni dopo la panchina contro il Chievo: “È difficile stare in panchina. Nella mia testa io gioco sempre, finita la partita con la Nazionale pensavo già al Chievo. Sono sempre pronto, al 100%, il martedì, il giovedì, il sabato. Poi il mister mi ha detto che dopo due partite con la Nazionale, il viaggio e il cambio di orario avrebbe messo Lapadula, che non deve preoccuparsi se non ha segnato. Io ho giocato quattro minuti, sono entrato con la testa giusta e ho aiutato la squadra. Sono cresciuto in questo. Montella è stato un attaccante, sa che all’attaccante devono arrivare palloni, sa che se si gioca più avanti, con esterni o terzini che spingono, è più facile“.
“El Peluca” si sofferma poi sul momento della squadra rossonera: “Anche l’anno scorso abbiamo avuto delle strisce positive, però dopo non abbiamo mantenuto la regolarità. Adesso penso che non abbiamo ancora vinto niente. Abbiamo tre partite in otto giorni, se non ne vinciamo neanche una cambia tutto. Dobbiamo tenere la testa libera, stiamo bene ma si può stare meglio. Se quest’anno mi diverto di più? Dipende dal tipo di allenamento, dal lavoro quotidiano che è cambiato: per me il calcio si gioca con la palla, devi correre, è normale, ma se fosse solo corsa il Real Madrid prenderebbe Usain Bolt. Come dice Ronaldinho, il calcio è allegria, divertimento, sorriso: mica è una guerra. Questo mi piace: lavorare non mi piace tanto, giocare sì“.
In estate l’ex Siviglia è stato al centro di tante voci di mercato: “Sono sempre rimasto tranquillo, sapevo di essere uno dei due-tre giocatori che potevano portare un pò di soldi al club. Sono arrivate proposte da altre squadre, il West Ham è quella che ha insistito di più, ma restando ho preso la decisione migliore, grazie a Dio. Qua ho un ruolo importante, mi sono sempre sentito un leader, un giocatore maturo perché ho provato diversi campionati. Quest’anno anche di più perché è la mia seconda stagione“.
Nel frattempo domani c’è la Juve: “Innanzitutto penso che Buffon sia uno dei tre portieri più forti della storia, se non sbagliasse mai non sarebbe normale, ma è tornato alla grande e ha parato tutto. Speriamo che sabato non sia così in forma. Poi gli invidio Barzagli, se ne parla meno ma è un grandissimo difensore: gioca facile, sempre concentrato, è bello averlo in squadra“.
Ma quali sono gli obiettivi del Milan? “I tifosi devono stare tranquilli: lavoriamo piano piano per migliorarci. Vedremo dove saremo alla fine, speriamo in Champions. Sono qui per portare il mio granello di sabbia, il Milan deve stare in Europa, prima in UEFA, presto in Champions. È dove voglio giocare anche io: lavoro per arrivarci come leader del Milan. Il futuro è importante, ma è più importante l’oggi: vincere la prossima partita. Il futuro solo Dio lo conosce“.
La conclusione è sui tanti giovani rossoneri: “Niang se resta sempre concentrato così com’è ora può diventare un grandissimo giocatore. Ma anche Locatelli, che ha dimostrato di essere un uomo vero, Donnarumma, Calabria, Romagnoli: non sarà facile per il club trattenerli nei prossimi anni, ma credo che siano contenti, così giovani, di essere già al Milan“.