La campagna abbonamenti 2016/2017 del Milan si è chiusa domenica scorsa, giorno della (emozionante) gara con il Sassuolo, e i numeri sono impietosi: sono solo 12.767 le tessere sottoscritte. Un pessimo record perché, nonostante la società abbia mediamente abbassato i prezzi, è la cifra peggiore dell’era Berlusconi. E di gran lunga. Per trovare un dato peggiore occorre tornare alla stagione ’81-’82, quando furono poco meno di 12.000; periodo di vacche magrissime, in quanto preceduto e seguito da una stagione in Serie B. Una percentuale agghiacciante, dal 2006 ad oggi: -65.8%.
Ora non significa che San Siro sia perennemente un ritrovo per pochi intimi: il drastico calo degli irridicibili, infatti, può anche corrispondere ad un aumento dei paganti, ovvero coloro che decidono di andare allo stadio in extremis, in base al proprio umore e a quello della squadra. Ci saranno sempre le sfide capaci di riempire lo stadio: derby e Juve, giusto per fare i classici esempi migliori. Ma il problema resta, sia economico che d’immagine. Il paradosso viaggia sul filo degli 8000 km che separano l’Italia dalla Cina: da loro si contano ancora un paio di centinaia di milioni di sostenitori, invece da noi, nel massima centro di gravità rossonero, ne resistono rare migliaia. Questa sarà una delle missioni più importanti della nuova proprietà: occorre riprendersi il “popolo”, con un mercato all’altezza. O magari farlo accomodare, senza aspettare il prossimo millennio, in un impianto di proprietà meno capiente ma più accogliente. Anche se l’unica cosa che conta davvero rimane vincere.
This post was last modified on 7 Ottobre 2016 - 15:53