La domanda può sembrare impopolare. Ma va formulata. Siete davvero convinti che una bandiera sul campo possa trasformarsi nel perfetto dirigente di una società di calcio? Rincarando la dose viene da chiedersi: quale esperienza può vantare un calciatore se calato nel ruolo di uno stratega di conti economici e marketing? Premesso che non ce l’ho con nessuno in particolare, ho registrato con non poca attenzione la comunicazione intorno a Paolo Maldini.
Sappiamo che gli emissari dei futuri proprietari del Milan (Fassone e Mirabelli) hanno prospettato all’ex capitano rossonero un ruolo dirigenziale negli assetti che verranno. Ed è altrettanto evidente che Maldini abbia garbatamente declinato l’offerta, un po’ come fece al tempo di appendere le scarpette al chiodo. Sensazione? Probabilmente Paolo ritiene di poter ambire a qualcosa di più, magari proprio il ruolo oggi di Adriano Galliani e domani (chissà) di Marco Fassone. Con stipendio equiparato ad un ingaggio mai percepito da calciatore.
Gran parte dei tifosi del Milan gradirebbe il ritorno di Paolo. Un conto, però, è trascinare i compagni nelle partite sull’erba dei campi d’Italia ed Europa. Un altro film è calarsi dentro una realtà societaria in evoluzione, completamente acerbi sotto questo punto di vista. E’ un po’ come mettere la persona sbagliata nel posto che più oggi ha bisogno di rinnovamento. Il Milan non può sbagliare e per questo motivo il corteggiamento a Maldini non è destinato a procrastinarsi a lungo.
Se poi vogliamo vedere gli esempi di altre squadre, i ruoli delle “bandiere” sono stati ritagliati dalle proprietà dell’Inter (Zanetti) e della Juventus (Nedved) esattamente con l’intento di scaldare i cuori. Peccato che ora servano soldi pesanti, veri, da spendere.
This post was last modified on 5 Ottobre 2016 - 15:11