Simone Basilico è nello staff di SpazioMilan.it dalla sua nascita, l’8 marzo 2011, e collabora con Sprint&Sport, giornale di informazione sportiva di calcio giovanile e dilettantistico di Lombardia e Piemonte. E’ una delle prime firme del sito, specializzato nel settore giovanile rossonero: ogni weekend sui campi di Primavera, Allievi, Giovanissimi, Esordienti e Pulcini.
“Abbiamo questa settimana per fermare questa emorragia. E per capire le risposte che i ragazzi ci possono dare. Non tanto dal punto di vista tecnico-tattico, ma quanto dal punto di vista della loro voglia nello stare dentro a questo processo. Stare dentro significa voler diventare giocatori importanti. E per diventare giocatori importanti non serve solo il talento e il piede caldo. Servono altre componenti, fra le quali quelle caratteriali e sono forse le più importanti”.
Basterebbe queste poche righe per provare a spiegare cosa sia successo domenica mattina al Vismara. Una ripresa disarmante, senza attenuanti. O meglio, il proseguo di un momento di follia. Paragonabile al raptus di un irascibile, preso da chissà quale demone. La Primavera di Nava affonda sotto i colpi di un intelligente Verona e incassa 5 gol in 68′ di partita. In vantaggio per 2-1 al 22′, poi è black-out: la centrifuga entra in azione e il Milan viene travolto. Una sensazione inspiegabile, da analizzare con estrema attenzione dopo l’inizio folgorante di stagione (2 vittorie in due giornate di campionato, 10 gol fatti).
Le parole di Stefano Nava (esclusiva SpazioMilan.it, clicca qui per ascoltarle), tecnico della Primavera, al termine della partita lasciano il segno. Perché evidenziano un problema, una situazione da monitorare. Un momento di stand-by che ha fatto effetto, una lavatrice da cima a fondo. E’ il momento di fermarsi un attimo. Di analizzare cosa sia successo, di stop alle trasmissione. Bisogna guardarsi negli occhi un secondo e capire di avere intenti comuni. A me questa Primavera, dal Trofeo Mamma Cairo alla partita col Verona, ha entusiasmato. Credo che la strada intrapresa sia quella giusta, il solco tracciato è evidente. E il capitombolo, perché così va archiviato, deve essere presto messo da parte. Bisogna solamente non badare alla sindrome di Peter Pan. Quella patologia che in psicologia spiegano come il rifiuto del giovane di entrare nel mondo dei grandi, di abbandonare definitivamente la fanciullezza. E questa squadra, questo gruppo allenato da Nava, deve tenere la barra dritta. Non mollare, continuare a lottare insieme per allontanare Peter Pan. Perché le carte in regola per fare le cose da grandi ci sono.
Consapevolezza nei propri mezzi e più spirito da battaglia. Serve questo alla squadra in un momento di difficoltà, con la sicurezza che a Ferrara, contro un avversario ostico come la Spal, ci sia già l’opportunità di rialzare la testa.
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