Che fosse una partita delicata già lo si intuiva semplicemente entrando a Milanello, una vigilia diversa, un ambiente più attento del solito, l’aria appesantita dal lavoro intenso dopo la sconfitta contro l’Udinese. Il confronto tra la squadra ed il mister, al termine della gara contro i friulani, è stato indubbiamente la notizia, con la n maiuscola, della settimana. Un face to face diretto, senza aspettare il termine della stagione ed evitando di nascondersi dietro i soliti alibi; Montella, da scugnizzo napoletano, ha preferito prevenire piuttosto che curare, mettendo in chiaro certi punti fin da subito.
“Non deve mancare l’orgoglio. L’orgoglio di indossare la maglia del Milan, di reagire in questo momento. Orgoglio e responsabilità, chiedo questo”. Esordisce così il tecnico nella conferenza a 24 ore dalla sfida di Marassi, proseguendo con un inequivocabile: “mi aspetto rabbia, personalità, voglia di rivalsa“. Rabbia e orgoglio, orgoglio e rabbia, concetti ripetuti allo sfinimento nel giro di poche domande. Il messaggio inviato alla squadra è chiaro, di facile decifrazione ma dalla difficile applicazione pratica, spetterà ai ragazzi in campo dimostrare di possedere questi contenuti.
La sfida contro la Doria, per stessa ammissione di Montella, rappresenta: “l’occasione perfetta per dimostrare chi siamo, soprattutto a noi stessi. Mi aspetto risposte, una reazione della squadra. Domani non voglio vedere che si accetti l’andamento della gara, che si venga trascinati giù anche se siamo ancora sensibili“. Ad essere onesti, l’allenatore campano non poteva utilizzare parole diverse ne, tantomeno, spingersi più in là per pungolare la propria compagine. Dati i toni e le dichiarazioni rilasciate, qualora il Milan non dovesse rispondere su queste tematiche temperamentali, la situazione sarebbe grave, un encefalogramma piatto. Montella lancia l’appello, spetta alla squadra rispondere dal Ferraris.