Umberto Gandini, ai microfoni di Premium Sport, ha parlato della sua avventura rossonera. Queste, in merito, le sue dichiarazioni: “E’ stata una vita professionale molto ricca e gratificante. Ho iniziato nel 1989, prima in tv e poi nel Milan. E’ stata un’esperienza esaltante. Provo un mix di sentimenti, c’è tantissima gratitudine e molta malinconia. Ho la consapevolezza di aver avuto attestati, nella mia vita professionale, che mi hanno portato a iniziare una nuova avventura. Il trofeo più bello da dirigente? Le vittorie sono state tante, il merito è delle persone che hanno lavorato nell’area tecnica, dai giocatori agli allenatori. Il mio primo trofeo vinto è stata la Supercoppa europea del 1993 e poi ci sono state le tre Coppe Campioni vinte, lo Scudetto di Zaccheroni, ma ricordo anche le sconfitte come la finale di Istanbul, che è un gran dolore ancora oggi, anche perché quel Milan era forse il più forte di questo secolo. Se devo scegliere una vittoria dico la Coppa Campioni del 1994, vinta per 4-0. I giocatori più rappresentativi? Sono tanti, ho avuto l’onore di lavorare con persone fantastiche. Facile ricordare Baresi, Maldini e i grandi campioni rossoneri. Ho sempre avuto un debole per Weah e anche per Ambrosini, che è una persona molto speciale. Il mio futuro alla Roma? Vorrei solo parlare di quello che ho vissuto e non di quello che vivrò. Sarà l’evoluzione di un percorso che continua e che ho fatto in questi ventitré anni“.
E ancora: “Chi ha cambiato il corso della storia del Milan? Non ho lavorato con Sacchi, ma non ho difficoltà ad ammettere che è stato il primo e rivoluzionare il calcio. Ho conosciuto Capello, che preparava le partite in maniera fantastica, e poi ho vissuto gli anni di Ancelotti. Ma ricordo con molto piacere anche gli altri mister, che sono durati meno. La cessione della società? Credo che nessuno si aspettasse che Berlusconi potesse decidere di vendere. Il Milan è un club unico che ha segnato la storia del calcio e credo che abbia le possibilità per continuare a farlo anche se il calcio internazionale è molto cambiato. La storia e la consapevolezza del Milan rendono questo club unico: abbiamo insegnato molto a tutti. Come può tornare grande il Milan? Dentro di sé il Milan ha tutte le caratteristiche per tornare quello che è stato. L’importante è riprendere quei valori che hanno portato i rossoneri sul tetto del mondo. Il Milan attuale è interessante, Montella sta dando uno spartito e gli interpreti sono migliori rispetto a quello che si dice. Negli ultimi anni non è stato facile giocare al Milan, per vari fattori i giocatori non sono stati liberi di pensare solo al campo. Credo che la consapevolezza di avere un brillante futuro possa aiutare molto la squadra. Questo gruppo può arrivare in Europa, poi dipenderà anche dall’insediamento della nuova proprietà e da come andrà la seconda parte di stagione“.
This post was last modified on 8 Settembre 2016 - 15:35