Ammesso e non concesso che il Milan sia ormai destinato a vedere ceduto il 99% delle proprie azioni alla famosa “cordata cinese”, non abbiamo ancora visto né intuito i benefici di questo passaggio di proprietà, ma in compenso possiamo già scorgere gli effetti collaterali. Parliamoci chiaro: con Silvio Berlusconi siamo stati la società più potente del calcio italiano negli ultimi 30 anni insieme alla Juve, una tacca sopra all’Inter. Nelle ultime stagioni siamo diventati scarsi in campo e parallelamente, con il declino dell’impero berlusconiano, meno potenti fuori. Con l’arrivo di una nuova proprietà, lontana geograficamente e politicamente dai centri di comando del nostro calcio, è fisiologico essere sempre meno una “società di potere”.
Urlare ai quattro venti che tra due mesi Berlusconi e Fininvest non avranno più nemmeno un’azione del Milan, che Galliani non conterà più nulla e che arriveranno nuovi proprietari dei quali non si conosce ancora nomi e potenzialità economiche non rafforza certo l’immagine della società rossonera agli occhi delle istituzioni. Del calcio e non solo. Siamo dunque destinati a perdere ulteriormente terreno e potere rispetto ai nostri competitor e siamo destinati a tornare, per il Palazzo, il piccolo Milan dei primi anni ’80. Certo, se dovesse arrivare una pioggia di soldi, renminbi o euro che siano, il discorso cambierebbe e torneremmo ad essere temuti e rispettati. Il problema è proprio questo. Arriveranno? Non quelli destinati a Fininvest per comprare il Milan, ma quelli destinati al Milan. Per ora si parla solo dei primi. Speriamo.
Nel frattempo annotiamo l’ennesimo episodio arbitrale clamorosamente avverso. Dopo i mancati rigori contro Udinese e Sampdoria, registriamo gli occhi chiusi di Orsato sul tagliaerba di Tomovic ai danni di Luiz Adriano al 95esimo. Probabilmente era fuori area, ma sicuramente fallo ed espulsione. Come si fa a non vederlo? Boh. Detto questo il risultato di Firenze è stato giustissimo, così come la classifica rispecchia i valori che abbiamo espresso. Anche l’arbitraggio di Orsato è stato buono, ma probabilmente, non sapendo se fosse dentro o fuori area, al 95esimo non se l’è sentita di fischiare quel fallo su Luiz Adriano. Ripeto non voglio attaccarmi agli arbitri e non penso affatto che abbiamo meno punti di quelli meritati. Faccio un discorso di “potere”. Dopo tanti anni in cui siamo stati per tanti motivi la squadra dei soldi e del potere, siamo sicuri che dando uno sguardo alla tribuna del Franchi domenica fossimo noi la squadra “potente”. Da una parte due imprenditori come i Della Valle e il Presidente del Consiglio dichiaratamente viola, dall’altra il solo Galliani, peraltro con i giorni contati. Siamo sicuri che avesse ragione Paulo Sousa a sostenere: “Il Milan è più potente di noi”? Qualche dubbio ce l’ho. Ma questa è la realtà alla quale dobbiamo abituarci. Meno potenti e meno ricchi non solo della Juve, ma anche dell’Inter, della Roma, del Napoli, della Fiorentina e attenzione a Lazio, Sassuolo e Torino. Speriamo che i “renminbi” arrivino copiosi a sovvertire questo destino…
Bravo a Montella che sta facendo quello che stava facendo Mihajlovic l’anno scorso. La squadra è la stessa e infatti anche il modo di giocare è lo stesso. Dopo i propositi di possesso palla e fraseggio corto, come prevedevo siamo tornati a difesa e lancio lungo. Non per cattiveria, ma perché con questi uomini è l’unico modo per fare punti. La differenza grossa tra Montella e Mihajlovic, bravissimi entrambi, è che il primo non ha un presidente che lo punzecchia un giorno sì e l’altro pure, come invece accadeva al serbo. Speriamo che l’equilibrio regga. Tanto si tratta di aspettare solo un mese e mezzo. Poi arriveranno i cinesi al posto di Berlusconi. O no?
Tralasciando le notizie vere o presunte di timbri falsi delle banche orientali e la genesi dei vari prestanome con gli occhi a mandorla, rimaniamo ai fatti. Tra 40 giorni ci sarà il closing, cioè Fininvest completerà la cessione e intascherà 420 milioni (+220 per saldare i debiti), ma non si sa ancora chi li verserà. Già di per sé uno scenario poco tranquillizzante per i cuori rossoneri, che tra 40 giorni avranno la loro squadra di proprietà di “chissà chi”. Ma c’è un dettaglio che proprio mi sfugge. Ci dicono che nei prossimi giorni il buon Fassone partirà per la Cina con lo scopo di conoscere gli investitori che ci sono dietro alla famosa “cordata”. Ma come? Ma Fassone non lavora già per la Sino Europe e non sarà il prossimo ad della nuova società? Ma come? Lui lavora per loro e ancora non li conosce? Ma con chi l’ha firmato questo contratto di consulenza pro tempore il buon Marco Fassone? Se qualcuno rispondesse a questa domanda forse capiremmo qualcosa di più del presente e soprattutto del futuro del nostro Milan. Sperem.
This post was last modified on 27 Settembre 2016 - 16:28