Vincenzo Montella evidentemente non è un allenatore rancoroso. Se lo fosse, difficilmente avrebbe dato una maglia da titolare fisso a un giocatore che tre mesi fa ha preso a schiaffi la sua Sampdoria nel derby, creandogli la frattura probabilmente definitiva con il club. Oppure la possiamo vedere da un’altra angolazione: è anche grazie agli schiaffi di quel giocatore se oggi Montella allena il Milan. Esordisce così la Gazzetta dello Sport nel pezzo introduttivo all’intervista avuta con Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, noto come Suso. Il ragazzo, non perde tempo, e subito scherza sui quei gol all’ombra della lanterna, lasciandosi scappare una battuta: “Quando al Milan è arrivato Montella, credevo mi mandasse a casa…” Ride, ma nel tornare seri fissa gli obiettivi: “Mi auguro che questo sia l’anno della svolta. Sento che quest’anno è diverso perché sono migliorato. Sto lavorando forte, ancora più forte perché capisco che questo può essere il momento decisivo della mia carriera. Anche se siamo all’inizio, mi piace sapere di essere il capocannoniere della squadra, perché mi piace essere importante. E’ qualcosa che può arrivare solo con il lavoro, e io lavoro molto. Il mio desiderio è essere un punto fermo del Milan”.
Giunto a Milanello, la prima volta, a gennaio del 2015, le cose non sono mai state facili per il talento di Cadice: “Quando sono arrivato nel 2015 non stavo benissimo fisicamente e dovevo ambientarmi, c’era Inzaghi, mi tenne un po’ fuori. Quello che non capisco, invece, è come mai si è ripetuto nuovamente anche nei primi sei mesi della scorsa stagione. Ne ho parlato con il club e mi è stato risposto che nei miei confronti non c’erano preclusioni, però ho continuato a far panchina. A Mihajlovic non ho mai chiesto nulla, lui non mi ha mai dato spiegazioni. Mi sono sempre allenato bene, ma non giocavo. Comunque io non sono uno che fa casino se non gioca, sapevo che sarebbe arrivato il mio momento. Ho voglia di lanciare un messaggio al club, certo. Il Milan può puntare su di me, perché sono maturato a sufficienza per poterlo dire e mi sono sempre preso le mie responsabilità. Ho sempre detto che voglio questo club, il mio desiderio è restare per fare qualcosa di importante. Basta con i prestiti. Sarò molto onesto: alla mia età conta giocare. Se poi posso farlo al Milan, che è un top club, allora è tutto perfetto”.
Al “tutto è perfetto” del ragazzo, si aggiunge anche l’arrivo dell’aeroplanino sulla panchina del Diavolo, la ciliegina sulla torta per l’iberico classe ’93: “Il gioco di Montella sembra disegnato per le mie qualità, a lui piace che si giochi il pallone, il possesso palla, e per un club come il Milan è una filosofia importante. Se teniamo la palla fra i piedi, per gli avversari diventa difficile. Lui mi piace perché è molto ‘spagnolo’ in questo. E la sua stima è una bella sensazione. Io ho solo bisogno di fiducia e continuità. Questa è la chiave. Chiedo soltanto di giocare più minuti possibili e con questo tecnico sento che il mio momento sta arrivando”.
This post was last modified on 2 Agosto 2016 - 10:27