Tra lo scetticismo generale ed il pessimismo rossonero, il 5 agosto sbarcava in Italia un campione d’Argentina in carica ed un titolare della albirroja, dettagli da non trascurare in questo momento di poche di certezze. Da allora, Gustavo Gómez ha cercato di conoscere il mondo Milan, il calcio italiano, le richieste del mister e tutti i compagni, non missioni semplici per un 23enne catapultato, nel giro di qualche giorno, da un continente all’altro, cambiando decisamente vita, abitudini e volti familiari. Più di 20 giorni di allenamento per arrivare all’esordio, in uno degli stadi più difficili che ci siano, al San Paolo contro un Napoli ferito: decisamente non il più facile dei debutti. Nonostante i 4 gol subiti, non tutto è da buttare per l’ex Lanus, classe ’93 dagli ampi margini di miglioramento.
La classica foga italiana nel cercare il colpevole, fortunatamente per la sua carriera, non ha inserito Gómez nel mirino, risparmiandogli, almeno parzialmente, insulti gratuiti e sentenze già fatte e finite dopo solo 90′ in stagione. La seguente non sarà ne una difesa a spada tratta, tantomeno un elogio, bensì un chiaro e semplice pensiero su di un capitale investito ed un potenziale da non bruciare, come invece successo in passato. Gustavo stesso sa, in prima persona, di non essere la prima scelta di mercato di Montella, ma tant’è, gli uomini sono questi e, difficilmente, entro il 31 agosto pioveranno dal cielo i regali per il tecnico. Detto ciò, i due, volenti o nolenti, dovranno stringere un rapporto intenso ed imparare ad apprezzarsi, per il bene del Diavolo e per la crescita del paraguaiano.
Costretto a coprire le sgroppate di Abate sulla fascia destra, lasciando dietro di sé voragini per Mertens, e alla ricerca di una intesa da costruire con Romagnoli, Gómez si è spesso trovato tra più fuochi, tutti roventi, nel tentativo di arginare le avanzate del folletto belga scatenato, dell’esordiente affamato Milik e del rapidissimo Callejon: tutt’altro che una serata tranquilla. In questo scenario, ha comunque strappato gli applausi del tecnico campano per più motivi: i solidi e costanti contrasti aerei vinti, l’uscita palla al piede senza timore e lo strapotere fisico nell’uno contro uno. Basi sulle quali lavorare in attesa del rientrante Paletta e dell’infortunato Zapata, nel frattempo, l’obiettivo è chiaro: non bruciare l’ennesimo giovane con potenzialità vere e credibili.
This post was last modified on 29 Agosto 2016 - 18:23