Con il comunicato della Sino-Europe, la management company attraverso la quale operano gli investitori della cordata cinese pronta a comprare il Milan (in attesa del closing), è iniziata ufficialmente l’era di Marco Fassone. Aggiungendo che di conseguenza si rafforza e avvicina l’addio di Galliani, già orientato a non accettare un ruolo marginale.
Sorprendente, vedremo se positivo, che una della mosse madri della nuova proprietà rossonera sia stata affidarsi a un noto ed esperto ex dirigente dell’Inter. Conosciamolo meglio, ripercorrendo le tappe più importanti del suo lavoro presso i “cugini”. Premessa: Fassone sa proporsi alla grande – ha una bella faccia tosta, in senso buono, se no non si spiegherebbe il suo giro di sedie occupate nelle big di mezza Serie A – e farsi anche apprezzare dai propri collaboratori. In nerazzurro, dal maggio 2012 al settembre 2015, in realtà non ha realizzato prodezze, lasciando comunque un segno indelebile nella storia presente. Arrivato con precisi compiti economico-finanziari, ovvero aumentare i ricavi societari già nella gestione Moratti – la parte sportiva è sempre stata materia di Ausilio -, ha portato a casa risultati modesti, aumentando solo leggermente la fondamentale voce di bilancio. Ma il grosso del buon lavoro l’ha svolto dopo, rappresentando di fatto la persona che ha permesso all’Inter di passare di mano: è grazie a lui la “scoperta” di Thohir, è quindi grazie soprattutto a lui se allora si cominciò la conoscenza, poi la trattativa, e si arrivò alla cessione, complicata – in una situazione debitoria pesantemente compromessa – ma essenziale. E lodevole, a livello di missione riuscita. Al 52enne di Pinerolo il merito di aver fatto da delicato tramite in questa maxi-operazione di risanamento, adesso terminata con la nuova vendita al gruppo Suning.
Ovviamente Fassone gode da tempo di diversi contatti e consulenze in Oriente, probabilmente sapendo maneggiare la lingua. Nessun colpo di scena, nell’ambiente, a immaginarlo coinvolto e protagonista nell’operazione Milan, avallato quasi ciecamente da Yonghong Li e Han Li. Non va nemmeno escluso che sia stato lo stesso dirigente a far conoscere i compratori al Diavolo, mettendoli a confronto e operando da intermediario per mesi; venendo alla luce solo a preliminare firmato. Un personaggio particolare (in passato esperienze pure in Ferrero e Galbani), da capire ancora di più. Rimane, però, l’ad e direttore generale del Milan cinese, uno dei pochi col potere di mettere in pratica la tanto attesa rivoluzione. Compresa quella della squadra.