Silvio Berlusconi lascia, cede il comando della sua creatura dopo che, il 20 febbraio 1986 “prese per mano un’utopia portandola alla realtà”. Scrive così il Corriere dello Sport oggi in edicola, raccontando l’epopea del Milan di Berlusconi.
Trent’anni di presidenza e 28 trofei, dal primo scudetto targato Arrigo Sacchi nella stagione ’87/’88 seguito dal primo trionfo continentale a Barcellona il 24 maggio ’89 contro la Steaua Bucarest, fino all’ultimo bis scudetto-supercoppa italiana con la griffe in panchina di Massimiliano Allegri e Zlatan Ibrahimovic in attacco. Perchè le vittorie del Milan sono merito della società ma anche dei giocatori che nell’era Berlusconi hanno indossato questa maglia: il primo Milan, di ispirazione internazionale con Sacchi in panchina, vinse due Coppe dei Campioni consecutive, uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali grazie all’apporto di fenomeni del calibro di Gullit, Van Basten, Rijkaard, Ancelotti, Donadoni. Poi l’era Capello: Milan dominatore in Italia con 4 Scudetti di cui tre consecutivi e una Champions League, ad Atene, annientando il Barcellona di Romario, Stoichkov, e Crujff in panchina con i colpi del Genio Savicevic, Papin, Boban, Massaro. Infine l’ultimo ciclo vero di vittorie sotto la guida di Carlo Ancelotti: uno Scudetto, una Coppa Italia, due Champions League, due Supercoppe Europee e un Mondiale per Club (il 16 dicembre 2007, quando il Milan divenne Il Club Più Titolato al Mondo) con in campo uomini quali Gattuso, Nesta, Shevchenko, Kaka, Pirlo, Rui Costa, Inzaghi senza dimenticare coloro che hanno vissuto interamente (o quasi) questa storia: Maldini, Baresi, Costacurta, Tassotti.
This post was last modified on 6 Agosto 2016 - 16:07